La ministra dell’università Anna Maria Bernini, è stata intervistata stamane dal programma di Canale 5, Morning News, per parlare della facoltà di medicina e della necessità di formare più medici vista la carenza in corsia. “Stiamo lavorando molto bene, da quest’anno accademico ci saranno 4.000 nuovi iscritti e ce ne saranno 30mila nell’arco di sette anni, e tra l’altro è la nostra risposta ad un’esigenza. Da tempo si diceva che c’era bisogno di medici e noi lo abbiamo fatto. Ci saranno nuovi studenti compatibili con la possibilità delle università di contenerli tutti”.



“Noi siamo molto bravi a formare i nostri studenti – ha proseguito Anna Maria Bernini – e stiamo provando anche a trattenerli. Sa come si fa? Dobbiamo fare buona ricerca, mettere fondi sulla ricerca, avere buoni maestri e avere la capacità di trattare le materie giuste. Noi lo stiamo facendo e ci stiamo occupando anche dell’università di quarta e quinta età. Come diceva Berlusconi si diventa grandi e non anziani. Abbiamo bisogno di formare medici per l’assistenza territoriale, è importante che rimaniamo con l’orecchio ai bisogni del Paese”.



ANNA MARIA BERNINI FRA ERASMUS ITALIANO E PSICOLOGO NEGLI ATENEI

Sull’Erasmus italiano: “E’ un modo per consetirsi agli studenti di spostarsi sull’Italia ma di scegliere corsi in varie università, ad esempio c’è un corso in ingegneria che unisce Bergamo a Reggio Calabria. Oggi abbiamo figure molto specializzate, abbiamo il medico ingegnere, il biologo matematico, il filosofo matematico e questo lo si può fare pardendo da un politecnico di una grande università del nord, approdando al sud. Abbiamo consentito alle università di fare accordi fra di loro e agli studenti di muoversi, accompagnando il tutto con borse di studio”.



Chiusura di Anna Maria Bernini sugli psicologi nelle università: “Gli studenti ci hanno manifestato i loro disagi e noi abbiamo detto loro che non devono avere l’ansia di sbagliare, l’errore è normale. L’errore è consentito, non bisogna giocarsi la vita in un minuto. Abbiamo quindi resi strutturali dei bonus che già esistevano in alcune università facendo in modo che il presidio fosse definito e stabile. I ragazzi hanno bisogno di tornare a parlare fra di loro, quindi la prima cosa da riacquisire è la socialità, parlarsi e guardarsi negli occhi, poi un supporto crescente di mentori e turori, una forma di sostegno che non lascia soli”.