L’Inghilterra ieri sera ha lanciato un voto sull’Erasmus, su proposta del partito Liberal-Democratico, ed è stato bocciato dalla maggioranza del Governo Johnson: questo ha scatenato una rapida catena di conseguenze e polemiche che hanno portato questa mattina tanto i giornali quanto diversi politici ad uscirsene con il titolo choc “Londra sovranista esce dal programma Erasmus”. Ecco, diciamo che non è esattamente così: ieri i Lib-Dem hanno proposto un emendamento all’accordo che avrebbe vincolato il governo a chiedere all’Unione Europea di rimanere all’interno del programma Erasmus+ anche dopo Brexit. L’emendamento è stato però bocciato con 344 voti contro i 245 a favore e questo è stato interpretato come una votazione che affosserà al 100% il programma “principe” dello scambio europeo per studenti di tutta Europa. In realtà il voto di ieri, come spiega la stessa Commissione Ue, non aveva «alcuna conseguenza pratica» visto che l’Erasmus, come tutti gli altri nodi dei rapporti Uk-Ue, verrà discusso nei negoziati appositi tra Londra e Bruxelles nel prossimo anno che separa il Regno Unito dalla Brexit. Proteste sui social media, attacchi al premier Johnson e critiche feroci alla Brexit: di tutto è successo ieri in Inghilterra dopo il voto in Parlamento, ma ben in pochi – anche qui in Italia – hanno realmente compreso la natura di quell’emendamento.



L’EQUIVOCO TRA ERASMUS E BREXIT

«La Gran Bretagna dice addio all’Erasmus. Così hanno deciso Johnson e i suoi. Il sovranismo al potere nega ai giovani la possibilità di fare esperienze formative e allargare gli orizzonti. Rinchiudersi nei propri recinti non è la soluzione, ma il problema», attacca su tutta la linea Laura Boldrini (Pd, ex Presidente della Camera). Ecco, alla luce di quanto spiegato qui sopra, tale affermazione è falsa: almeno fino al 2020, se anche la Brexit dovesse avvenire a livello definitivo nell’anno in corso (assai improbabile, la data fissata da Londra è il 31 dicembre 2021) i finanziamenti e l’impegno del Governo inglese per l’Erasmus rimarranno per tutto l’anno corrente. Ciò che non è chiaro è cosa avverrà dopo gli accordi della Brexit, ma al momento per l’appunto non sono stati ancora affrontati come temi: come però giustamente riporta il Post, seguendo quanto Unione Europea e Regno Unito si sono impegnati a rispettare a pagina 181 del documento di concordato, «stabilire principi generali, termini e condizioni per la partecipazione del Regno Unito ai programmi dell’Unione […] in aree come la scienza e l’innovazione, la cultura, l’educazione e le attività giovanili». Va infine ricordato che al programma Erasmus+ partecipano Paesi anche non facenti parte dell’Unione Europea.

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