Finora siamo abituati a conoscere l’Erasmus come programma europeo per favorire la mobilità degli studenti tra università del territorio UE. Un progetto di arricchimento linguistico e didattico, oltre che personale. Gli stessi obiettivi potrebbero essere raggiunti però anche sul territorio nazionale, in un’ottica di scambio culturale ‘nostrano’. E in questo senso ecco comparire dopo tanti annunci un decreto ministeriale sull’autonomia didattica degli atenei che disciplina l’Erasmus ‘italiano’, con scambio di esami e crediti tra università nazionali.



Il provvedimento, all’esame delle commissioni parlamentari competenti, rivede, dopo quasi 20 anni, l’intero regolamento 270 del 2004, proseguendo il lavoro avviato dai tecnici dell’ex ministra Maria Cristina Messa. Il contenuto del decreto lo troviamo precisato dal Sole 24 ore, che parte dall’art. 5 comma 5 stabilendo che “il riconoscimento totale o parziale dei crediti acquisiti da uno studente ai fini della prosecuzione degli studi in altro corso della stessa università ovvero nello stesso o altro corso di altra università, compete alla struttura didattica che accoglie lo studente, con procedure e criteri predeterminati stabiliti nel regolamento didattico di ateneo”.



Erasmus ‘italiano’: convenzioni tra università

“I regolamenti didattici di ateneo disciplinano inoltre le modalità di acquisizione di parte dei crediti in altri atenei italiani sulla base di convenzioni di mobilità stipulate tra le istituzioni interessate”. Questo è quanto stabilisce l’art. 5 comma 5 bis del DM. In sostanza prevede la possibilità per gli atenei di acquisire i crediti conseguiti dai loro studenti dopo aver sostenuto esami in altri atenei sulla base di convenzioni stipulate tra gli stessi. Entusiasta in merito il presidente della Crui Salvatore Cuzzocrea: “Aspettavamo il decreto che ci rende la questione più semplice. Alla prossima Conferenza dei rettori suggerirò agli atenei che vogliono iniziare a sperimentare di farlo”.



La sperimentazione partirà con progetti pilota già a partire dall’anno accademico 2023/2024 soprattutto in quei corsi di laurea con maggiori iscritti, per verificare l’effettivo funzionamento di questa iniziativa. Inoltre i regolamenti didattici andranno adeguati entro il 30 novembre 2023 e l’intera riforma prevista dal Pnrr andrà attuata entro fine 2023.