Il leader della Lega Matteo Salvini si schiera ancora una volta con il Premier Mario Draghi in difesa delle invettive in arrivo da Ankara: dopo le durissime parole del Presidente Erdogan, il segretario del Carroccio scrive sui social «Oggi più che mai sto con il presidente Draghi, la democrazia, la libertà, l’Occidente». Presa di posizione bipartisan in difesa del Premier dal Centrodestra fino al Centrosinistra, con Lia Quartapelle (responsabile esteri Pd) «Sono molti anni che l’atteggiamento e le scelte di Erdogan allontanano la Turchia dagli alleati e dai partner strategici. Anche oggi, punto nel vivo da Draghi, fa prevalere il rancore e pronuncia parole inaccettabili. La Turchia sarà più sola».
Con Draghi anche l’opposizione, da Meloni fino al portavoce di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni «Draghi definendolo dittatore ha solo detto la verità. Semmai ora alle parole dovrebbero per coerenza seguire i fatti, impedendo sia l’immorale commercio delle armi con quel regime che i finanziamenti della Ue per bloccare i migranti». Per il renziano Migliore le parole di Erdogan sono «inaccettabili», mente il sottosegretario alla Salute Andrea Costa (Noi con l’Italia) aggiunge «Non è che Erdogan è rimasto male perché la sua Turchia non è riuscita a strappare la partita inaugurale di Euro 2020 al nostro Paese? Il presidente turco stia tranquillo l’11 giugno gli Europei di calcio si apriranno a Roma, con i tifosi allo stadio».
LA REPLICA DI ERDOGAN
Ha lasciato passare una settimana ma ora la replica del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan alle dure parole del Premier Mario Draghi – che in conferenza stampa gli aveva dato del “dittatore” – è decisamente bellicosa: «La dichiarazione del presidente del Consiglio italiano è stata una totale maleducazione, una totale maleducazione». Il Presidente del Consiglio italiano viene definito «impertinente, indecente e maleducato» in più occasioni, non prima di aggiungere «Prima di dire una cosa a Erdogan devi conoscere la sua storia ed evidentemente tu non la conosci. Sei stato nominato e non eletto, hai danneggiato lo sviluppo delle relazioni fra Italia e Turchia con parole di totale impertinenza, indecenti e volgari», ha ribadito il “sultano” turco parlando ad un evento con alcuni giovani in una biblioteca di Ankara.
Il video è stato rilanciato dalla agenzia Anadolu e dalla tv di Stato turca. Dopo il “Sofagate” con Von der Leyen e Michel – che fu l’origine della domanda fatta a Draghi in conferenza stampa lo sorso 8 settembre – lo scontro con un’altro leader europeo come Draghi si fa sempre più acceso, con sullo sfondo la “sfida” per il sostegno e gli scambi con la Libia.
LA DURA REPLICA DELLA TURCHIA AL “SOFAGATE”
L’incidente diplomatico è nato quando al Presidente Draghi venne richiesto un commento allo spiacevole “scontro” avvenuto tra Erdogan e i leader dell’Unione Europea in visita ad Ankara una settimana fa: «Con questi dittatori, chiamiamoli per quello che sono, di cui però si ha bisogno, uno deve essere franco nell’esprimere la propria diversità di vedute e di visioni della società; e deve essere anche pronto a cooperare per assicurare gli interessi del proprio Paese. Bisogna trovare il giusto equilibrio». La Turchia era esplosa nelle reazioni a livello diplomatico, dal Premier fino al Ministro degli Esteri, ma finora Erdogan non aveva risposto direttamente all’accusa di essere un dittatore: «dichiarazione populista e inaccettabile nei confronti del nostro presidente della Repubblica, che è stato scelto attraverso elezioni», aveva ribadito il capo della diplomazia turca Mevlut Cavusoglu chiedendo all’Italia di ritirare subito quelle parole.
Draghi non si è mai scusato nel merito e così l’ambasciatore italiano ad Ankara era stato convocato per un colloquio di urgenza. «Se Draghi vuole vedere cosa sia una dittatura, deve guardare alla storia recente del suo Paese», ha sottolineato, riferendosi a Mussolini, ieri il leader ultraconservatore Devlet Bahceli, n.1 del partito del Movimento nazionalista (Mhp). Di contro, piena solidarietà al Presidente Draghi è stato dato da tutto l’arco istituzionale italiano, compreso il partito all’opposizione Fratelli d’Italia: «in Italia non c’è partito che abbia posto la questione della Turchia come ha fatto Fdi. A maggior ragione con l’avvento di Erdogan, a maggior ragione con la saldatura di Qatar e Turchia, rappresentata dai Fratelli musulmani e con la forza militare che ha a disposizione la Turchia. Io ascolto con grande interesse le parole di Mario Draghi contro Erdogan ma mi aspetto anche che sia conseguenziale. Vada in Europa e dica che l’Italia intende porre la questione della revoca dello status di Paese candidato all’accesso nell’Unione europea, alla Turchia», ha detto ieri a Quarta Repubblica la leader FdI Giorgia Meloni.