ERDOGAN ANNULLA VISITA IN ISRAELE: “HAMAS? SONO LIBERATORI. ATROCITÀ COMMESSE A GAZA”

Per Erdogan non ci sono dubbi: «Hamas sono miliziani liberatori e non dei terroristi». La Turchia fino ad oggi nella guerra fra Israele e Hamas aveva rappresentato un fattore di “diplomazia”, un collante con il mondo arabo sfruttando quel “ponte” naturale che a livello geopolitico e geografico la ponte al centro dei destini in Medio Oriente. Paese Nato ma negli anni con sempre più accordi nell’area, non disdegnando il dialogo anche con l’area sciita (Iran e Siria) dopo la fine dello Stato Islamico. Le parole di Erdogan però, riportate oggi da Al Arabiya durante il discorso al gruppo parlamentare del suo partito Akp, rischiano ora di far deflagrare il già intricato dialogo geopolitico internazionale sul destino della Palestina.



Appena 24 ore dopo le parole al’Onu del segretario generale Guterres – che hanno provocato un incidente diplomatico non da poco con Tel Aviv – e nelle stesse ore in cui in Libano si sono riuniti i capi di Hamas, Hezbollah e jihad islamica, il leader turco “strappa” con Israele definendo gli attentati terroristici del 7 ottobre un atto di “liberazione”. «Circa la metà di coloro che sono stati uccisi negli attacchi israeliani su Gaza sono bambini, persino questo dato dimostra che l’obiettivo è un’atrocità, per commettere crimini contro l’umanità premeditati», così parla Erdogan guadagnandosi le prime pagine mondiali nel giro di pochi minuti, annunciando poi di aver annullato la visita in Israele attesa nei prossimi giorni. Lo stesso leader che ad inizio ottobre dopo un attentato del Pkk ad Ankara aveva risposto sganciando bombe sulle popolazioni curde in Iraq.



LO STRAPPO DI ERDOGAN CONTRO ISRAELE AVVICINA LA GUERRA TOTALE?

Secondo il Presidente della Turchia, appena avallato da Paese Nato l’ingresso della Svezia dopo un lunghissimo tira e molla, è da condannare la risposta militare israeliana all’attacco di Hamas: «Non abbiamo problemi con lo Stato di Israele ma non abbiamo mai approvato le atrocità commesse da Israele e il suo modo di agire, simile a un’organizzazione più che uno Stato». È in questo passaggio del discorso all’Akp che Erdogan definisce i militanti di Hamas come dei «liberatori che combattono per la loro terra. […] Hamas non è un’organizzazione terroristica, ma un gruppo di liberazione e mujaheddin che lotta per proteggere le proprie terre e i propri cittadini».



La Turchia fino ad oggi con il Qatar si era prodigato a imbastire un delicato canale diplomatico con il capo di Hamas Ismail Haniyeh e con le varie forze anti-israeliane nel Medio Oriente: il rischio ora è un’escalation prima di tutto politica e diplomatica, con l’isolamento di Tel Aviv dai Paesi arabi e soprattutto con una grana in più in seno alla Nato e all’Occidente. Primissimo a reagire a livello europeo dalle parole di Erdogan è il vicepremier Matteo Salvini che chiede al collega Ministro degli Esteri Tahani di inviare una protesta formale alla Turchia: «Le sue parole su Hamas sono gravi e disgustose e non aiutano la de-escalation», ha detto il leader della Lega, «proporrò a Tajani di inviare protesta formale e di convocare l’Ambasciatore della Turchia».