Ergodan ha firmato un patto per la Turchia con la Libia per l’esplorazione di nuovi giacimenti di petrolio e di gas sulla terraferma. Ma non solo. L’esplorazione si estende fino a tutta la zona ‘offshore’ di Creta. Secondo le indiscrezioni pervenute da Il Giornale, il patto tra i due Paesi varrebbe per 50 anni. Un accordo che taglia fuori l’Italia dalla sua ex colonia, a tal punto che Dagospia scrive che “non contiamo più un tubo“, riportando le parole di un'”antenna” del sito di informazioni presente a Tripoli.



Il patto tra Erdogan e la Libia è di quelli che potrebbero cambiare la geopolitica, dato il potenziale energetico dell’ex colonia che si affaccia sul Mediterraneo. Nessuna opportunità dunque di nuovi giacimenti di gas e petrolio – in tutta la fascia fino a Creta – per l’Italia, storicamente legata alle ricchezze energetiche libiche. Giacimenti che avrebbero fatto comodo soprattutto in questo momento storico segnato dalle difficoltà di approvvigionamento del gas dovuto alla guerra tra Russia e Ucraina.



Erdogan si accaparra il gas libico dopo la rinuncia di Di Maio

Erdogan ha firmato il patto con la Libia per l’esplorazione di nuovi giacimenti, la realizzazione di impianti di raffinazione e il trasporto delle risorse fino in Turchia e nei mercati terzi, ma i contenuti dell’accordo sono stati secretati. Dagospia punta il dito anche con l’attuale ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, per la debacle in terra libica. “L’Italia è rimasta con un pugno di mosche in mano grazie all’inazione del governo Conte 2 e dell’esecutivo Draghi – rivela una fonte di Dagospia presente a Tripoli – Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha preso in mano il dossier libico, tarpando le ali anche alla Difesa, senza combinare nulla“. A fronte della sempre più massiccia presenza della Turchia di Erdogan in terra libica, la ritirata italiana era già iniziata da tempo. Con la chiusura dell’ospedale militare di Misurata, in Libia l’Italia conta una trentina di soldati.



Nella giornata del 3 ottobre scorso, Dagospia informa che una mega-delegazione della Turchia è sbarcata a Tripoli, composta dai ministri degli Esteri (Mevlut Cavusoglu), della Difesa (Hulusi Akar), dell’Energia (Fatih Donmez) e del Commercio (Mehmet Mus), insieme al capo dell’Intelligence turco. Il Primo ministro e imprenditore della Libia, Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh – il cui mandato sarebbe dovuto terminare il 24 dicembre 2021 ma le elezioni sono state rinviate – ha firmato il patto con la Turchia. E si è garantito la poltrona grazie alle baionette turche e probabilmente una maggiore protezione internazionale dopo il tentativo di omicidio ai suoi danni avvenuto il 10 febbraio scorso.