Recep Tayyip Erdogan ha preso posizione fin dai primi istanti contro l’attentato a Mosca che ha provocato almeno 143 morti. “Il terrorismo è inaccettabile La Turchia è un Paese che conosce molto bene il volto sanguinario e insidioso del terrorismo e condivide il dolore del popolo russo” ha affermato il presidente turco, che avrebbe anche chiamato Putin per offrirgli il proprio sostegno nel combattere “ogni forma di terrorismo“. Con questa espressione, come spiega il Quotidiano Nazione, non si intenderebbe solamente il terrorismo di matrice jihadista, ma anche quello separatista del Pkk, che lotta per la creazione di una regione autonoma curda.



Secondo Margarita Simonyan, direttrice dell’emittente Russia Today, i colloqui potrebbero però non essere stati così sereni. La giornalista ha rivelato alcuni particolari dell’interrogatorio di uno degli attentatori arrestati: agli inquirenti, l’uomo avrebbe confessato di essere arrivato proprio dalla Turchia, dove gli erano scaduti i documenti di soggiorno. Ha poi rivelato di essere stato reclutato e di aver sparato per soldi, circa 5.000 euro. Tanti russi dopo lo scoppio del conflitto con l’Ucraina si sono recati in Turchia per turismo e non solo. Il numero di ingressi tra i due Paesi è cresciuto esponenzialmente e qualcosa nei controlli potrebbe essere sfuggito.



Erdogan-Putin, rapporti tesi e recriminazioni

L’attentato in Russia potrebbe aver creato dei dissapori tra Russia e Turchia nonostante la versione ufficiale. Putin ha sempre accusato Erdogan di aver spalleggiato l’Isis, almeno nella prima parte della crisi siriana, come spiega il Quotidiano Nazione. I due Paesi si trovavano all’epoca in due fazioni contrapposte: Ankara aveva preso le parti dell’opposizione siriana, nella quale però militavano anche personalità vicine alla matrice jihadista. Putin, dal canto suo, non ha mai visto di buon occhio i campi di addestramento sul territorio turco dove veniva preparato il personale militare dell’opposizione siriana. Qui sarebbero stati ospitati anche terroristi provenienti dal Daghestan e dalla Cecenia.



Putin ha più volte espresso disappunto nei confronti del fatto che molti terroristi jihadisti, fra il 2010 e il 2014, avessero trovato un posto sicuro in Turchia. I rapporti tra le due potenze si sono interrotti nel 2015 ma sono ripresi nel 2016, con Mosca che aveva offerto aiuto alla Turchia per tirarla fuori dall’isolamento che l’aveva colpita dopo il fallito golpe. Nonostante la tensione, la Russia non può permettersi però di rompere i rapporti anche con Erdogan: come ricorda il Quotidiano Nazionale, infatti, proprio passando da Istanbul vengono importate merci che altrimenti sarebbero vietate.