Due su due: la stella nascente dell’opposizione ha battuto l’uomo di Erdogan per la seconda volta in meno di tre mesi. Ekrem İmamoğlu ha vinto le elezioni per il sindaco di Istanbul con il 54,21% dei voti nella ripetizione delle elezioni dopo l’annullamento della sua vittoria alle amministrative del 31 marzo. “Questo” ci ha detto l’opinionista ed esperto di diplomazia culturale e rapporti euro-mediterranei Sherif el Sebaie “significa un buon test per la democrazia turca. Se è vero che il ricorso dell’Akp, il partito di Erdogan, lo scorso marzo era parso una mossa disperata e anti democratica, adesso tutto si è svolto con regolarità e lo stesso Erdogan ha riconosciuto la vittoria del suo oppositore”. Ma quanto questa vittoria sia segno di un cambiamento nazionale o solo di un voto di protesta contro una situazione economica negativa che dura da molto tempo e che si sente soprattutto nelle grandi metropoli turche, è ancora tutto da vedere, ci ha detto Sebaie.
Si aspettava una seconda vittoria di İmamoğlu?
Me l’aspettavo nella misura il cui il nuovo sindaco ha avuto modo di governare una quindicina di giorni lo scorso marzo e in quei giorni ha fatto emergere tante cose interessanti su una gestione fin troppo lunga del partito al governo. Ha usato questa carta in modo molto intelligente nel tempo che gli è stato concesso prima che l’esito del voto venisse revocato.
Si dice che Istanbul sia il principale trampolino o di lancio verso il governo della Turchia; lo stesso Erdogan è ne è stato sindaco.
Questo dipenderà da come il nuovo sindaco governerà la città. Erdogan non è diventato premier e presidente della Repubblica semplicemente perché ha governato Istanbul, ma perché, obiettivamente parlando, l’ha governata bene. Ha portato grande sviluppo, investimenti, miglioramenti per i cittadini. Se l’attuale sindaco riuscirà a portare avanti un piano di sviluppo uguale o anche migliore è probabile che questa vittoria si trasformi in quel trampolino di lancio per qualcosa di più grande.
È però vero che il partito al governo per la prima volta dopo 25 anni di potere ha perso una città che conta 15 milioni di abitanti, e che il nuovo sindaco ha ottenuto un voto trasversale, anche di settori conservatori legati in passato ad Erdogan. Questo cosa significa?
Il fatto che l’attuale sindaco sia arrivato al governo con elezioni democratiche, al punto che anche Erdogan ne ha riconosciuto la vittoria, è un buon segnale per la democrazia turca. Se questo risultato sia l’esito del fatto che l’Akp è rimasto al potere tropo a lungo e quindi settori trasversali hanno ritenuto di far entrare aria fresca o se sia il risultato di una crisi economica legata al cambio dollaro-euro-lira turca che dall’agosto scorso ha subito un calo consistente con effetti negativi economici e sociali soprattutto a Istanbul, bisognerà vederlo. Capire cioè quanto questa vittoria sia vera voglia di cambiamento o voto di protesta.
In effetti alle elezioni di marzo il voto delle province è rimasto fortemente fedele a Erdogan. Troppo presto per parlare di cambiamento della Turchia?
Erdogan ha goduto per lungo tempo di un sostegno di ampie fette della società, sicuramente la parte maggiore era quella conservatrice, lontana dalle megalopoli che sono più aperte al resto del mondo. Istanbul ha dato un segnale che l’Akp non può sottovalutare, tanto è vero che ha tentato di scongiurare questo esito fino all’ultimo.