I social media sono una delle principali minacce per la democrazia. A sostenerlo è il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan, intervenuto con un videomessaggio ad una conferenza sulla comunicazione che il governo ha organizzato a Istanbul. «I social media, che sono stati descritti come un simbolo di libertà quando sono apparsi per la prima volta, si sono trasformati in una delle principali fonti di minaccia per la democrazia odierna». L’obiettivo è, quindi, quello di cercare «di proteggere la nostra gente, in particolare i più vulnerabili della nostra società, dalle bugie e dalla disinformazione senza violare il diritto dei nostri cittadini a ricevere informazioni accurate e imparziali».



Quindi, Recep Tayyip Erdogan ha avvertito: «Nessuna azienda può essere al di sopra della legge. Sicuramente non permetteremo che la verità sia sminuita da operazioni di disinformazione e nascosta da bugie». Il governo, infatti, intende proseguire l’iter legislativo per approvare una legge che criminalizza la diffusione di fake news e disinformazione online.



FAKE NEWS POTREBBE DIVENTARE REATO IN TURCHIA

La nuova legge renderebbe i reati di diffusione di disinformazione e fake news punibili fino a 5 anni di carcere, secondo i resoconti dei media filo-governativi. Inoltre, propone di introdurre un regolatore dei social media. Per gli attivisti per i diritti umani in realtà il presidente turco Recep Tayyip Erdogan vuole usare questa legge per imporre un «limite per la libertà di espressione». Già lo scorso anno in Turchia è stata approvata una legge che regolamenta i social media, in particolare Facebook e Twitter.

Quelli che hanno base all’estero e più di un milione di utenti in Turchia hanno l’obbligo di disegnare un rappresentante responsabile e in caso di persona fisica deve trattarsi di un cittadino turco. Ciò per indagini e procedimenti legali in relazione a offese online. Da quel momento i social network hanno 48 ore di tempo per rispondere alla richiesta di rimozione dei contenuti ritenuti offensivi, altrimenti rischiano sanzioni che possono anche arrivare al milione e mezzo di dollari.