Passa dalla Libia la risposta di Erdogan a Mario Draghi. Là dove l’interesse nazionale italiano è in gioco, nella sua ex “quarta sponda“, la Turchia decide di fare la voce grossa. Le è possibile farlo perché unica potenza dell’area a difendere la Tripolitania dall’avanzata del generale Haftar: colmato il vuoto geopolitico, conquistato territorio schierando milizie sul terreno, ora Erdogan raccoglie i frutti della sua mossa, a scapito dell’Italia e delle altre nazioni mediterranee chiamate a fare i conti con una nuova fase di espansionismo ottomano.



Dimostrazione plastica dell’intenzione di Erdogan di giocare in Libia da primattore è quanto accaduto in queste ultime ore, con il governo libico di recente formazione di fatto trasferitosi ad Ankara per qualche giorno, ospite del patron che ne assicura la sopravvivenza fisica. In missione non solo il neo-premier libico Abdul Hamid Mohammed Dbeibah ma anche tredici ministri, il capo di Stato maggiore dell’esercito e il governatore della Banca centrale. E’ a questa nutrita delegazione che il Sultano ha assicurato: “Continueremo il nostro sostegno militare alla Libia. L’accordo sui confini del Mediterraneo è confermato e ha portato stabilità nella regione“.



ERDOGAN, LA MOSSA TURCA IN LIBIA E’ UN PROBLEMA PER L’ITALIA

In cambio della disponibilità ad occuparsi della sicurezza della Tripolitania, Erdogan ha ottenuto in primo luogo la conferma del memorandum d’intesa siglato nel novembre del 2019 riguardante la demarcazione dei confini marittimi nel Mediterraneo. Mappe che consentono ad Erdogan di reclamare porzioni di terra sottomarine per soddisfare le ambizioni anatoliche in fatto di risorse energetiche. Con buona pace dei Paesi limitrofi, su tutti Grecia e Cipro. Il presidente turco ha dichiarato: “Il nostro sostegno alla Libia ha impedito la caduta di Tripoli, evitato nuovi massacri e mantenuto il cessate il fuoco. Assicuriamo il sostegno nella ricostruzione della struttura militare libica. La priorità è adesso estendere a tutto il Paese la sovranità del governo di unità nazionale“. Parole che non potevano non suscitare l’approvazione del premier Ddeibah: “Siamo grati alla Turchia per il supporto che ha fornito perché la Libia potesse raggiungere un cessate il fuoco duraturo. Siamo desiderosi di sviluppare la collaborazione in ambito energetico“. Insomma, se l’Italia vorrà recuperare l’influenza perduta a Tripoli dovrà mettersi d’impegno, sgomitare: di certo Sultano, a maggior ragione dopo le parole di Draghi (“Erdogan è un dittatore“), non è intenzionato a ritirare le proprie truppe lasciando a Roma campo libero…

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