Con la morte di Marella Agnelli si è inevitabilmente aperta la grande guerra per l’eredità tra Margherita Agnelli e suo figlio John, interessati all’enorme patrimonio della scomparsa in gran parte all’estero, trattandosi di quello che le era stato lasciato in eredità a sua volta dal marito Gianni. Proprio attorno al grande patrimonio accumulato da Marella sono stati numerosi gli interrogativi riportati anche da La Verità, fino alla scoperta da parte degli investigatori della figlia Margherita che dopo aver raccolto una serie di elementi sarebbero giunti ad una “conclusione sconcertante”. “Per trasferire l’intero patrimonio di Gianni Agnelli, o di gran parte di esso, ci sarebbe stato bisogno solo di una paginetta di poche righe in fondo alla quale c’era una ormai irriconoscibile firma dell’Avvocato”, scrive il quotidiano. Lo stesso era accaduto nel settembre 2002 per la donazione dei quadri di Gianni alla Pinacoteca. Secondo gli investigatori, pochi giorni prima della morte di Gianni, a Villa Frescot sarebbero giunte cinque auto con i notai “per l’operazione chiave per la destinazione definitiva del patrimonio Agnelli al di fuori del testamento”.



Nella villa oltre a donna Marella ci sarebbero stati Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens. Il notaio giunto nell’abitazione avrebbe predisposto una “procura generale” che conferiva a Marella un potere assoluto sui beni di Gianni, almeno quelli in Italia.

EREDITÀ AGNELLI, MARGHERITA ED IL LAVORO DEGLI INVESTIGATORI

Gli investigatori di Margherita Agnelli, tuttavia, avrebbero raccolto una testimonianza molto importante secondo la quale i testimoni che avrebbero dovuto presenziale all’atto e alla firma, così come le infermiere erano stati fatti uscire. I testimoni, dunque, non avrebbero potuto, come previsto dalla legge, assistere al momento più importante della firma da parte di Gianni Agnelli del quale non si conosceva lo stato di salute. E si sarebbero limitati a “ubbidire” apponendo la loro firma. Si tratta di una versione veritiera? Sicuramente, come aggiunge La Verità, confrontando la firma di Gianni Agnelli in calce alla donazione dei suoi quadri alla Pinacoteca, questa sarebbe molto diversa dall’originale. In merito al vasto patrimonio di cui disponeva Marella, secondo la figlia questo rappresentava la “cassa nera” entrata nella disponibilità della madre dopo la morte di Gianni Agnelli. Oltre a poter contare su altri proventi, Marella nei suoi ultimi 16 anni avrebbe però anche dovuto far fronte ad ingenti spese per il mantenimento delle proprietà in Italia oltre che per il personale di servizio e l’assistenza sanitaria. Secondo la figlia, la donna avrebbe goduto di “una enorme quantità di beni racchiusi in conti esteri e beneficiare di colossali rendite derivanti da un patrimonio mai emerso”. Secondo Margherita, dunque, la donna si sarebbe appropriata, senza renderla partecipe, di parte del denaro spettante anche a lei in quanto erede. Dunque le avrebbe sempre impedito di venire a conoscenza delle informazioni sul patrimonio del padre e sui suoi maggiori segreti finanziari.



L’ACCORDO FIRMATO DOPO LA MORTE DI MARELLA

Nel 2004 Margherita firma l’accordo tombale di Ginevra. Con la morte di Marella Caracciolo il patrimonio della figlia ebbe un importante cambiamento: molti beni passarono infatti nella disponibilità di Margherita che si vide diventare proprietaria di tutto ciò di cui fino a quel momento aveva solo la nuda proprietà. Con la morte della madre, la donna è diventata più ricca di almeno 2,3 miliardi, come scrive La Verità, ai quali si aggiungono 1,4 miliardi di euro destinati a lei nell’accordo del 2004. Margherita divenne anche proprietaria di una preziosa collezione di 115 quadri, lasciati da Gianni in usufrutto alla vedova e che contemplavano, tra le altre, anche tre opere di Picasso. Tra gli altri vantaggi per Margherita dopo la morte della madre, anche quello di non doverle più pagare un assegno annuale di 7 milioni di euro, in ratei mensili, che era stato ottenuto da Marella come parziale “sacrificio” subito a suo dire con l’accordo di Ginevra. Poco prima della morte della madre, Margherita decise di fare uno “sgarbo” a Marella, interrompendo il pagamento di quella “pensione” che tanto l’aveva fatta penare. Dopo aver atteso qualche mese fu informato John e tirato in ballo gli avvocati con una guerra che si è prolungata a lungo. Esattamente fino alla morte di Marella, in seguito alla quale Margherita non poté prendere possesso della villa per alcuni anni in quanto “occupata” da un regolare inquilino, il figlio John.