Il giallo sull’eredità Agnelli si arricchisce di particolari clamorosi, come le botte e minacce ad un detective. Facciamo un passo indietro. Al tribunale civile di Torino è in corso una battaglia legale che vede contrapposta Margherita Agnelli de Pahlen ai figli di primo letto, John, Lapo e Ginevra Elkann, riguardante l’eredità della madre Marella Caracciolo, e di fatto il controllo del patrimonio del padre Gianni Agnelli. Il “tesoro” ora è nelle mani di John, detto Yaki: dalla holding Exor alle partecipazioni, come Stellantis, Ferrari, Juventus, Gedi e The Economist. Sulla vicenda ha realizzato un’inchiesta giornalistica Die Zeit, che ha ricostruito un fatto violento avvenuto nella prima settimana del dicembre 2020. Un collaboratore di un’agenzia di investigazioni private, residente a Gstaad (Svizzera) fu raggiunto a casa da tre persone arrivate su una Lancia Thema scura e una Fiat 500 Abarth argentata.



Stando alla versione fornita dall’investigatore privato alla Polizia Regionale dell’Oberland Bernese, e confluita in una deposizione di 16 pagine che è stata visionata dal Fatto Quotidiano, due persone erano sicuramente italiane, il terzo era polacco o slavo. Fu colpito con un pugno all’occhio sinistro, un altro al naso e il terzo allo stomaco. «Percosse pesanti: un ematoma all’occhio e il naso che sanguinava. Dopo, anche dei calci». Il capo contro il finestrino della 500 per fargli sul sedile una pistola a fuoco rapido, mentre il secondo aggressore agitava un’altra arma, puntandola alla tempia e poi al collo. L’investigatore provò a difendersi, visto che conosce le arti marziali, quindi diede uno schiaffo in faccia a chi aveva la pistola in mano, ma il terzo aggressore gli rivolse un coltello alla gola, mentre il capo lo minacciò: «Devi interrompere le tue indagini, tu e il tuo cliente, o non vivrai a lungo». Dopo qualche minuirono fuggirono via.



INVESTIGATORE PRIVATO GIÀ MINACCIATO…

Non era la prima volta che l’investigatore privato veniva aggredito. Infatti, nella deposizione riferì di aver incontrato in precedenza le stesse tre persone in un parcheggio multipiano. In quell’occasione gli dissero: «Smettila di indagare, ricordati che hai una famiglia». Ma dopo il secondo agguato, il detective non solo abbandonò il caso, ma smise anche di comunicare con i suoi committenti. Lo fece solo settimane dopo, prima di rivolgersi alla polizia, quando però i segni delle violenze erano già spariti. Cosa c’entra tutto questo con la famiglia Agnelli? Stava collaborando con gli investigatori ingaggiati dalla famiglia dell’Avvocato per approfondire alcuni profili legati alla battaglia legale per l’eredità di Marella Caracciolo. Nello specifico, come riportato dal Fatto Quotidiano, doveva verificare se Marella Agnelli manteneva la sua residenza effettiva in Svizzera, in uno chalet vicino a Gstaad. Un particolare di non poco conto, visto che potrebbe determinare l’esito della causa a Torino, per decidere se l’eredità di Marella sia regolata dal Codice civile italiano o dalle norme svizzere, facendo in quest’ultimo caso decadere l’accordo successorio firmato tra le due Agnelli nel 2004 in territorio elvetico. In quel testo, infatti, Margherita rinunciava per sempre all’eredità della madre, con un accordo “transattivo”, per quella del padre. Inoltre, sarebbero invalidi anche i tre testamenti di Marella, redatti sempre in Svizzera e a favore solo dei tre nipoti.



IL PASSAGGIO DELLE QUOTE E IL GIALLO DI GSTAAD

Se la richiesta venisse accolta, verrebbe rimesso in discussione il passaggio delle quote di Marella ai tre fratelli Elkann che assicura al nipote dell’Avvocato la guida della Giovanni Agnelli Bv, che raccoglie tutti gli eredi della famiglia, e tramite essa Exor e le partecipazioni. Il patrimonio allora dovrebbe essere redistribuito includendo anche Margherita e gli altri cinque fratelli nati dal secondo matrimonio di Margherita col nobile russo Serge de Pahlen, valutato 4,6 miliardi di euro. Ma il tribunale di Torino dovrà prima decidere sulla giurisdizione, poi entrerà eventualmente nel merito del processo. Agli atti sono allegati i risultati delle indagini private, senza però alcun accenno al cosiddetto “giallo di Gstaad“. Secondo il legale di Margherita Agnelli, l’avvocato Fabio Trevisan, la madre Marella non avrebbe mai abitato stabilmente in Svizzera. Stando a quanto riportato dal Fatto Quotidiano, sono stati esaminati piani di volo, decolli e atterraggi di aerei ed elicotteri a disposizione della famiglia, spese farmaceutiche, documenti delle autorità marocchine, dati dei voli verso il Marocco.

Dunque, la vedova dell’Avvocato era pendolare tra Torino e Marocco, quindi non avrebbe mai trascorso del tempo in Svizzera, se non tra luglio e agosto. Invece i legali dei fratelli Elkann definiscono tali affermazioni prive di fondamento. L’investigatore aggredito ha raccontato nella sua denuncia ha raccontato le difficoltà nel raccogliere testimonianze per scoprire se Marella Agnelli avesse soggiornato a Gstaad. Dopo le prime minacce, sarebbe riuscito a trovare un confidente, ma dopo tre giorni non seppe più nulla. Poi l’agguato nel 2020. L’indagine sull’aggressione è stata sospesa, ma non archiviata. La presunta vittima ha chiesto l’acquisizione delle immagini delle telecamere di videosorveglianza, ma invano, così come eventuali tracce nelle celle telefoniche e di controllare i registri di ingresso alla frontiera di auto con targhe straniere. Le fonti vicine ai fratelli Elkann al Die Zeit hanno ribadito di non aver mai sentito parlare di quella vicenda, mentre il legale di Margherita Agnelli non ha mai citato l’episodio nelle memorie legali. Resta quindi il “giallo”.