C’è stata una significativa svolta nel caso dell’eredità Agnelli che è stato sollevato ad inizio anno da Margherita Agnelli nei confronti dei fratellastri John, Lapo e Ginevra Elkann con la procura di Torino che – a seguito di lunghi mesi di indagini – ha disposto il sequestro preventivo di 74,8 milioni di euro a danno dei tre eredi, del loro commercialista Gianluca Ferrero e del notaio svizzero Urs Robert Von Gruenigen: le accuse mosse a loro carico sono pesantissime perché vanno dalla frode fiscale fino alla truffa ai danni dello stato; ma il questa fase il quadro inquisitorio deve ancora essere definito nei dettagli e molto dipenderà dal parare del giudice per le indagini preliminari.



Facedo un passetto indietro, la questione dell’eredità Agnelli è diventato un vero e proprio caso (verrebbe da dire, anche mediatico) all’inizio di quest’anno, con l’esposto presentato da Margherita nei confronti dei tre Elkann che ruotava attorno all’ipotesi che avessero agito in combutta tra loro per nasconderle parte del patrimonio di famiglia che le sarebbe spettato – da disposizioni di Gianni Agnelli – alla morte di sua madre Marella Caracciolo sopraggiunta nel 2019: una stima vorrebbe che le spettassero qualcosa come 1,5 miliardi di euro che – e da qui l’esposto – non le sono mai pervenuti.



Inoltre – e questo è l’aspetto più importante per lo sviluppo odierno delle indagini sull’eredità Agnelli – secondo Margherita a reggere le disposizioni testamentarie di Caracciolo sarebbero dei documenti falsi siglati in Svizzera in un periodo in cui lei era in realtà residente sul territorio italiano: proprio da qui sono partiti gli inquirenti torinesi che hanno seguito il flusso del denaro e i movimenti accertati della vedova Agnelli.

Eredità Agnelli: perché la Procura ha sequestrato i 74 milioni e la risposta degli Elkann

Tornando ad oggi, dietro al sequestro degli oltre 74 milioni di euro in seno alle indagini sull’eredità Agnelli ci sarebbero – scrive la Procura in un’ordinanza citata da diversi media – “plurimi e convergenti elementi indiziari” raccolti dall’analisi di “una considerevole mole di documentazione contabile ed extracontabile, anche di tipo informatico” che confermerebbero “l’iniziale ipotesi accusatoria [sulla] fittizia residenza estera di Marella Caracciolo” e – forse soprattutto – sul presunto “disegno criminoso” a danno sia di Margherita Agnelli, che dello stato italiano.



Nel dettaglio, secondo gli inquirenti almeno dal 2010 Marella Caracciolo avrebbe avuto “stabile residenza in Italia” coperta e dissimulata con una “strategia, tesa a rappresentare, sotto il profilo strettamente formale” la residenza in Svizzera: dunque, nel momento in cui dispose le sorti dell’eredità Agnelli, la vedova averebbe dovuto dichiarare le somme al Fisco italiano, versando le dovute “imposte su successioni e donazioni”.

Si dicono – ancora una volta – “completamente estranei” ai fatti sull’eredità Agnelli i fratelli Elkann, con i loro legali che in una nota hanno sottolineato che “il sequestro (..) è un passaggio procedurale” che in nessun caso comporta “alcun accertamento di responsabilità” e sottolineando che “il sequestro non soddisfa i requisiti previsti dalla legge”, i legali ricorcano anche che “Marella Caracciolo era residente in Svizzera sin dagli inizi degli anni settanta” con una “volontà [che] non è mai venuta meno nel corso di tutta la sua vita”.