COSA HA DECISO OGGI LA CORTE COSTITUZIONALE SULL’ERGASTOLO OSTATIVO

La Corte Costituzionale ha deciso di concedere ancora tempo al Parlamento per valutare la proposta di legge sulla riforma dello strumento dell’ergastolo ostativo: la decisione presa oggi 10 maggio dalla Consulta va nella direzione di concedere fiducia allo Stato e al Governo, dopo la sentenza a sorpresa dello scorso 15 aprile 2021.



In quell’occasione, i giudici della Corte avevano considerato “illegittimo” il dispositivo dell’ergastolo “per sempre”, dando 12 mesi di tempo al Parlamento per formulare una legge degna di questo nome in materia. Dopo l’istanza presentata dal Governo tramite l’Avvocatura di Stato, la Consulta ha deciso di accettare la concessione di altri 6 mesi per vedere approvata la legge sugli ergastolani. «La Corte costituzionale, nell’esaminare l’istanza di rinvio delle questioni di legittimità costituzionale sull’ergastolo ostativo, presentata dalla Presidenza del Consiglio per il tramite dell’Avvocatura dello Stato, nonché la richiesta di rigetto della parte privata costituita, entrambe discusse oggi in udienza pubblica, ha disposto il rinvio della trattazione all’udienza pubblica dell’8 novembre 2022», si legge nel comunicato emerso oggi dalla Corte Costituzionale.



RIFORMA ERGASTOLO OSTATIVO: ORA CHE SUCCEDE

Dopo aver messo “pressione” al Governo per trovare una legge che cancellasse le incostituzionalità di quella fino ad oggi vigente, ora l’ordinanza della Consulta sembra andare nella direzione di concedere ulteriore tempo dopo l’approvazione alla Camera della proposta di legge (4 maggio 2022), in attesa dunque che il Senato possa valutare e approvare definitivamente la riforma.

«La decisione è stata presa – spiega ancora l’ordinanza letta in udienza dal presidente dopo la camera di consiglio – considerato che la Camera ha approvato una proposta di legge ora all’esame del Senato e che, nella seduta del 4 maggio 2022, il presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama ha auspicato un nuovo rinvio dell’odierna udienza “per consentire la prosecuzione e la conclusione dei lavori di Commissione»: restano comunque inalterate, spiega la Corte Consulta, le ragioni che hanno portato un anno fa a bocciare sonoramente l’ergastolo ostativo. «Proprio in considerazione dello stato di avanzamento dell’iter di formazione della legge – prosegue l’ordinanza del 10 maggio – appare necessario un ulteriore rinvio dell’udienza, per consentire al Parlamento di completare i propri lavori»: tuttavia, conclude l’ordinanza, «alla luce delle osservazioni della parte costituita, tale ulteriore rinvio deve essere concesso in tempi contenuti». Ma le discussioni sull’attuale proposta di legge approvata alla Camera restano intatte, in quanto per Azione e Italia Viva il testo è «troppo restrittivo», mentre per Fratelli d’Italia è «troppo permissivo». Nei primi articoli del nuovo testo la formulazione uscita dalla mediazione delle sentenze di Consulta e il lavoro del Ministero della Giustizia: «I benefìci possono essere concessi ai detenuti purché dimostrino l’adempimento delle obbligazioni civili e degli obblighi di riparazione pecuniaria e alleghino elementi specifici, diversi e ulteriori rispetto alla regolare condotta carceraria, alla partecipazione del detenuto al percorso rieducativo e alla mera dichiarazione di dissociazione dall’organizzazione criminale di eventuale appartenenza, che consentano di escludere l’attualità di collegamenti con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva e con il contesto nel quale il reato è stato commesso, nonché il pericolo di ripristino di tali collegamenti, anche indiretti o tramite terzi, tenuto conto delle circostanze personali e ambientali, delle ragioni eventualmente dedotte a sostegno della mancata collaborazione, della revisione critica della condotta criminosa e di ogni altra informazione disponibile». Ad oggi, toccherebbe al giudice di sorveglianza accertare «la sussistenza di iniziative dell’interessato a favore delle vittime, sia nelle forme risarcitorie che in quelle della giustizia riparativa». Il rallentamento al Senato della legge riguarda in sostanza la presenza della Riforma Csm che ha visto la priorità nel calendario delle discussioni a Palazzo Madama: da qui la richiesta del Governo di estendere altro tempo per approvare definitivamente la nuova norma, sempre che si riesca ad arrivare ad un compromesso tra le diverse anime in Parlamento.