Il giorno dopo l’importante sentenza della Cassazione non sono poche le reazioni nel mondo della politica alla decisione dei giudici supremi di far valutare caso per caso il carcere duro a vita dopo aver definito l’ergastolo ostativo del tutto incostituzionale. Dopo le feroci critiche del Centrodestra (su tutte Salvini che ha parlato di «sentenza indegna. Vedremo con i nostri uffici di Camera e Senato se è possibile ricorrere perché è una sentenza che grida vendetta. O proviamo a cambiare la sentenza oppure la Costituzione, se è questa l’interpretazione che ne viene data»), il Corriere della Sera ospita questa mattina un ottimo focus in cui si ipotizzano tutti quei boss malavitosi che dal carcere potrebbero già ora chiedere permessi premio. Ad oggi sono 1106 ad essere stati condannati al regime di carcere duro, tra cui moltissimi di Camorra, Cosa Nostra e ’Ndrangheta: si contano Leoluca Bagarella, il “re” Ottaviano Raffaele Cutolo ma anche gli stradisti Filippo e Giuseppe Graviano. Tra gli altri boss si possono contare anche i casalesi Francesco “Sandokan” Schiavone e Michele Zagaria, i boss delle ’ndrine Domenico e Girolamo Molè, fino al figlio di Totò Riina, Giovanni. La misura scelta dalla Cassazione potrebbe essere richiesta da tutti questi, ma non solo: «la misura potrebbe essere applicata anche ai condannati a pene non perpetue finora esclusi da permessi premio e altri benefici a causa della mancata collaborazione con la giustizia», conclude il Corriere della Sera. (agg. di Niccolò Magnani)
CONSULTA “SI VALUTINO CASO PER CASO”
La Corte Costituzionale si è pronunciata sull’ergastolo ostativo (QUI cos’è): l’articolo 4 bis, comma 1, dell’ordinamento penitenziario è stato dichiarato incostituzionale. Dopo il dibattito suscitato dal pronunciamento della Cedu, arriva la sentenza della Consulta: sì a permessi premio anche in assenza di collaborazione con la giustizia. Una norma che riguarda da vicino la mafia e le misure di carcere duro, ecco la nota ufficiale della Corte: «La Corte a dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo nella parte in cui non prevede la concessione di permessi premio in assenza di collaborazione con la giustizia, anche se sono stati acquisiti elementi tali da escludere sia l’attualità della partecipazione all’associazione criminale sia, più in generale, il pericolo del ripristino di collegamenti con la criminalità organizzata. Sempre che, ovviamente, il condannato abbia dato piena prova di partecipazione al percorso rieducativo», riporta Il Fatto Quotidiano.
“ERGASTOLO OSTATIVO E’ INCOSTITUZIONALE”
Una sentenza che farà discutere, con la Corte Costituzionale che ha preso in esame le questioni sollevate dalla Corte di cassazione e dal tribunale di sorveglianza di Perugia: in entrambi i casi, due persone condannate all’ergastolo per delitti di mafia. La Consulta ha sottratto la concessione del solo permesso premio alla generale applicazione del meccanismo ostativo e, come riporta Rai News, in virtù di questa pronuncia la presunzione di ‘pericolosità sociale’ del detenuto non collaborante non è più assoluta. Da adesso in poi, dunque, si valuterà caso per caso: la valutazione dovrà basarsi «sulle relazioni del Carcere nonché sulle informazioni e i pareri di varie autorità, dalla Procura antimafia o antiterrorismo al competente Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica».