La Corte Europea dei Diritti Umani (Cedu di Strasburgo, ma non fa parte dell’Unione Europea ed è diversa dalla Corte di Giustizia dell’Ue) ha condannato l’Italia sul tema dell’ergastolo ostativo: lo Stato italiano viola il diritto del condannato a non essere sottoposto a trattamenti degradanti e inumani. La sentenza di Strasburgo se non vi saranno ricorsi immediati del Governo italiano nei prossimi 3 mesi, diverrà definitiva e applicabile su altri casi dopo il primo che ha fatto giurisprudenza e che di fatto ha avviato il ricorso alla Corte Cedu: stiamo parlando di Marcello Viola, condannato all’ergastolo col 41 Bis per associazione mafiosa, sequestro e omicidi, e fece ricorso contro il suo ergastolo ostativo (tradotto gergalmente “fine pena mai”) che per legge esclude qualunque tipo di beneficio o di sconto di pena per il condannato. Non solo, sempre quel tipo di ergastolo non prevede alcun tipo di funzione rieducativa della pena interna al carcere: per questo motivo l’associazione “Nessuno Tocchi Caino” ha sostenuto e pubblicizzato per anni proprio il caso Viola e oggi dopo la sentenza Cedu definisce la decisione della Corte europea come «storica».
PERCHÈ LA CORTE DI STRASBURGO HA CONDANNATO L’ITALIA?
Secondo i giudici della Corte Cedu «la mancanza di collaborazione con la giustizia è equiparata ad una presunzione irrefutabile di pericolosità per la società, ma la collaborazione con la giustizia può offrire ai condannati all’ergastolo ostativo una strada per ottenere questi benefici, una via, però, ritenuta decisamente troppo stretta». Proprio riferendosi al caso Marcello Viola, i giudici di Strasburgo obiettano allo stato italiano come «la negazione dei benefici sia stata giustificata esclusivamente dalla mancanza di collaborazione nonostante i rapporti redatti indicassero la buona condotta del condannato e un cambiamento in positivo della sua personalità». Nei fatti, la Corte Europea pur riconoscendo la gravità dei reati di Viola, critica lo Stato italiano e le sue legislazioni per non aver concesso al condannato – che aveva rifiutato di collaborare con la giustizia – le richieste di uscita dal carcere nonostante la buona condotta e il «cambiamento positivo della sua personalità». Patrizio Gonnella, il presidente di Antigone ha fatto sapere in una nota «Sull’ergastolo ostativo la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, nel caso Viola, ha preso una decisione di grande rilievo stabilendo che la dignità umana viene prima, sempre. La dignità umana è un bene che non si perde mai. La Corte ribadisce un principio che i più grandi giuristi italiani avevano già espresso, ossia che sono inaccettabili gli automatismi (assenza di collaborazione) che precludono l’accesso ai benefici. Una persona che dia prova di partecipazione all’opera di risocializzazione deve avere sempre una prospettiva possibile di libertà. Ci auguriamo che il legislatore tenga conto di questa sentenza modificando le norme penitenziarie e i suoi inaccettabili automatismi».