L’ergastolo ostativo è incostituzionale. Lo stabilisce la Corte costituzionale, con un’ordinanza che sarà depositata nelle prossime settimane. La decisione è stata, però, anticipata oggi dall’Ufficio stampa, che rende quindi conto della riunione che si è tenuta oggi in camera di consiglio. La Consulta ha, dunque, esaminato le questioni di legittimità che erano state sollevate dalla Corte di Cassazione in merito al regime applicabile ai condannati alla pena dell’ergastolo per reati di mafia e di contesto mafioso. L’ergastolo ostativo, infatti, impedisce di beneficiare della liberazione condizionale e di tutti gli altri istituti “premiali” penitenziari e delle misure alternative alla detenzione, a meno che lo stesso non collabori per prevenire ulteriori reati o faciliti l’accertamento e identificazione di quelli già commessi, oltre ad avere una buona condotta, a partecipare a programmi di reinserimento e a dare prova di resipiscenza. Tutto ciò fatto salvo che tale collaborazione non sia impossibile o inesigibile.
Per la Consulta questa disciplina è in contrasto con gli articoli 3 e 27 della Costituzione e con l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, in quanto preclude la possibilità di richiedere la liberazione condizionale anche se il ravvedimento è sicuro. Dunque, secondo la Corte costituzionale fa della collaborazione l’unica via per il condannato di recuperare la libertà.
ERGASTOLO OSTATIVO, DEVE DECIDERE IL PARLAMENTO
La Corte costituzionale osserva, però, che l’accoglimento immediato rischierebbe di inserirsi in maniera inadeguata nell’attuale sistema di contrasto alla criminalità organizzata. Pertanto, con tale ordinanza si è deciso di rinviare la trattazione delle questioni al maggio del prossimo anno, in modo tale che il legislatore possa valutare “gli interventi che tengano conto sia della peculiare natura dei reati connessi alla criminalità organizzata di stampo mafioso, e delle relative regole penitenziarie, sia della necessità di preservare il valore della collaborazione con la giustizia in questi casi”. Dunque, il Parlamento ha un anno di tempo per varare una legge. A differenza della sentenza del 2019 con cui è stata dichiarata incostituzionale la preclusione assoluta del permesso premio a chi non collabora, stavolta la Consulta ha preferito aspettare e sollecitare un intervento legislativo nel merito. Eppure, due anni fa c’è stata una chiara condanna da parte della Cedu proprio sulla preclusione assoluta della libertà condizionale per chi non collabora con la giustizia.
Intervenendo nel caso del boss della ‘ndrangheta Marcello Viola, la Corte Europea aveva evidenziato che l’ergastolo ostativo “la prospettiva di un mutamento futuro dell’interessato e la possibilità di revisione della pena” e sollecitato “iniziativa legislativa, una riforma del regime della reclusione dell’ergastolo, che garantisca la possibilità di riesame della pena”.