A differenza di quanto emerso nelle scorse ore, Erika Boldi per il medico legale Federica Bortolotti è morta annegata: lo ha stabilito dall’autopsia in cui è stata affiancata dal perito di parte Giancarlo Menini, nominato dalla famiglia della ragazza. Stando a quanto riportato da L’Arena, ora si aspetta il responso degli esami tossicologici, ma serve tempo per questi, nel frattempo gli inquirenti sembrano orientati sull’ipotesi del suicidio. Il corpo della 26enne era stato trovato domenica sulle rive del fiume Tione, non lontano dall’ultimo bar di Villafranca, nel Veronese, in cui era stata per pochi minuti.
Sulle rive sono stati ritrovati i suoi vestiti lasciati in ordine, ma non c’è niente che faccia ipotizzare un coinvolgimento di terzi. Dunque, l’ipotesi è che la ragazza sia scesa in acqua probabilmente di sua spontanea volontà. Da stabilire se si sia immersa in acqua per rinfrescarsi o per togliersi la vita. Il gestore dell’ultimo bar frequentato da Erika Boldi a L’Arena ha spiegato che la 26enne era con un’amica ed entrambe erano molto alterate: «Quasi non stavano in piedi». Inoltre, ha riportato di una litigata, dopo la quale la ragazza è andata subito via, mentre l’amica è rimasta cinque minuti in più nel bar.
I DUBBI SULLA MORTE DI ERIKA BOLDI E GLI ASPETTI DA CHIARIRE
Dunque, l’autopsia ha smentito il primo parere fornito dal medico legale e ora tutte le piste sono percorribili: Erika Boldi era viva nel momento in cui è entrata nelle acque del canale. Come precisato dal Corriere della Sera, il medico legale aveva escluso l’annegamento inizialmente in quanto dalla bocca della 26enne non era uscita acqua, ma l’esame approfondito ai polmoni ha fornito il responso dell’annegamento. La riapertura dell’ipotesi del suicidio, però, non esclude del tutto quella dell’omicidio, che potrebbe essere volontario o colposo. Ad esempio, Erika Boldi potrebbe essere stata lanciata nel canale quando era priva di sensi o in stato di incoscienza.
Al momento di sicuro c’è che Erika Boldi non è morta per overdose, ipotesi che era emersa perché la ragazza soffriva di tossicodipendenza, infatti la famiglia stava provando a convincere la 26enne a entrare in una comunità a San Patrignano. Stando a quanto riportato da Rainews, i carabinieri avrebbero eseguito una prova tecnica con un manichino, gettandolo nel Tione nel punto dove sono stati ritrovati i vestiti: i tempi di arrivo alla diga del Tartaro a Vigasio sono compatibili con la segnalazione del cadavere al mattino. L’avvocato Marco Pezzotti, legale della famiglia di Erika Boldi, ritiene che ora si debbano aspettare i risultati completi dell’autopsia: «Dobbiamo ora ricostruire i vari passaggi che la portano in quella zona», ha dichiarato al Corriere della Sera.