Il caso di Erika Preti, la 25enne uccisa dal fidanzato, è tornato protagonista della trasmissione Fuori dal Coro di Mario Giordano. L’omicidio risale al 2017, quando la ragazza si trovava in compagnia del fidanzato, Dimitri Fricano, in vacanza. Tra i due scattò una violenta lite per futili motivi, parrebbe legato a delle briciole lasciate sul tavolo, che culminò con 57 coltellate inflitte alla ragazza. Il fidanzato venne giudicato colpevole dell’omicidio di Erika Preti nel 2020, con una condanna a 30 anni di reclusione, poi revocati l’altro giorno (dopo meno di un anno e mezzo). Secondo la corte, infatti, Dimitri Fricano a causa dell’obesità e della tendenza a fumare più di 100 sigarette al giorno avrebbe dimostrato l’incompatibilità con il regime carcerario.



Il padre di Erika Preti: “Inaccettabile la scarcerazione di Fricano”

Fabrizio Preti, padre di Erika, intervistato da Fuori dal Coro non riesce a nascondere la sua tristezza e il suo sconforto per la scarcerazione di Dimitri Fricano. “Il dolore c’è sempre e c’è sempre stato”, spiega, “ma con questa cosa qui è di nuovo una coltellata al cuore, sto malissimo. Ha problemi di salute qui e là, ma quello che ha fatto alla mia bambina? Lei non uscirà più dal cimitero. Una cosa così non è possibile dopo quello che fatto, deve pagare dentro al carcere, non può tornare a casa. La mia bambina non è a casa, è la dentro”.



“Ucciderla con 57 coltellate per delle briciole”, racconta in lacrime il padre di Erika Preti, “perché hanno litigato, ma come si fa?! Non ci sto che dopo 6 anni te ne vieni a casa. Questo qua perché è obeso e fuma 100 sigarette al giorno torna a casa? Non ci sto. Trovategli una struttura apposta per lui. Era la nostra unica figlia, sognavo di diventare nonno, adesso che sono in pensione… Non poteva farmi un male così questo ragazzo… Mi manca tanto”. E all’appello del padre di Erika Preti si è unita anche la madre, Tiziana Suman, che ha spiegato come “se mi avessero detto che è un malato terminale e che deve andare a morire a casa, potevamo anche concedergli gli ultimi giorni, ma non che vada a casa a curarsi. Non ci sono strutture per curarlo”, si chiede, “chi è che lo fa mangiare, chi è che lo fa fumare? Io lo immagino lì adesso con sua mamma che gli fa la minestrina, ma chi è che sta curando mia figlia adesso?”.

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