Il malore di Eriksen resterà impresso nella mente e negli occhi di tanti appassionati di sport e non solo. Le terribili immagini del giocatore danese, riverso a terra sul campo del Parken Stadion di Copenaghen dopo aver subito un arresto cardiaco, hanno sconvolto il mondo del calcio. Quello del giocatore danese non è l’unico caso di problemi al cuore nel mondo del calcio. Nelle scorse settimane anche Aguero ha dovuto chiudere anticipatamente la sua carriera per un’anomalia al cuore. A soli 33 anni, dopo essere passato al Barcellona, il giocatore argentino ha deciso di fermarsi: troppo grande, infatti, il rischio per poter continuare a giocare.
Negli ultimi anni, comunque, sono vari i giocatori che hanno riportato problemi simili. “El Mundo” ha analizzato la situazione, chiedendosi cosa stia accadendo. Eriksen e Aguero non sono infatti gli unici ad aver subito malori. È successo anche a Victor Lindelof, difensore del Manchester United che contro il Norwich ha accusato un forte dolore al petto, non riuscendo più a respirare. Per circa 10 minuti la sua frequenza è stata più alta del normale. Problema simile anche per Zielinski e Adama Traoré dello Sheriff.
Malori Eriksen, Aguero, Lindelof: qual è la causa?
L’esito del malore di Eriksen è stato – fortunatamente – positivo: il giocatore ha subito un’operazione con l’impianto di un defibrillatore sottocutaneo e, nonostante abbia dovuto dire addio alla Serie A, ha ripreso a fare una vita normale, tornando anche ad allenarsi. Aguero, invece, ha scelto di dire addio al calcio giocato. I medici, in seguito all’aritmia cardiaca, gli hanno consigliato di smettere di giocare. “El Mundo” ha analizzato la situazione dei tanti malori subiti, cercando di capire se ci sia una correlazione con il Covid-19.
Leo Ponzio e il paraguaiano Lucas Barrios, ad esempio, hanno sofferto di miocardite in seguito all’infezione da coronavirus. “Quello che abbiamo visto con il Covid è che nei mesi successivi i pazienti sono più tachicardici, le loro pulsazioni rimangono 10 battiti più alte per un periodo compreso tra uno e tre mesi. Ci vuole tempo per tornare alla frequenza precedente, ma torna alla normalità” ha spiegato il dottor Manuel Marina, cardiologo specializzato in aritmie e cardiologia sportiva, a “El Mundo”.