Christian Eriksen e il malore improvviso che l’ha colto al 43′ del match fra Danimarca e Finlandia, valido per gli Europei 2020 di calcio, ha tenuto il mondo intero con il fiato sospeso. Scene drammatiche e disperate si sono viste sul manto erboso dello stadio di Copenaghen, con il massaggio cardiaco praticato al giocatore sul terreno di gioco e l’utilizzo del defibrillatore per rianimarlo. Fortunatamente, le sue condizioni di salute sono in netto miglioramento ed è stato dichiarato fuori pericolo, ma la paura provata è stata davvero enorme e subito la mente ha fatto ritorno ad alcuni precedenti purtroppo non a lieto fine, come quelli di Davide Astori, Piermario Morosini e, più indietro nel tempo, Renato Curi.



In tanti si sono chiesti in queste ore quali ragioni possano esserci alla base dell’arresto cardiaco che ha colpito il centrocampista dell’Inter e, a tal proposito, i colleghi di Sky hanno rivolto il quesito al professor Giulio Molon, cardiologo presso l’ospedale Sacro Cuore di Negrar di Valpolicella, il quale ha ricordato come momenti di questo tipo si siano già vissuti in campo nel passato, nonostante gli atleti siano sottoposti a rigidi controlli medici.



“ERIKSEN FORSE NON POTRÀ PIÙ GIOCARE A CALCIO IN ITALIA”

Il professor Molon, interpellato da Sky Sport circa il malore che ha colpito il danese Christian Eriksen, ha poi affermato come non si sappia ancora tutto nei minimi particolari, ma indubbiamente l’utilizzo del defibrillatore sta a significare che si è verificata un’aritmia importante. “Quello che sembra di intuire è che c’è stato un arresto cardiaco evitato da un defibrillatore. Come possa succedere in un cuore così è ancora più difficile da stabilire… I calciatori sono super controllati, ma anche i cuori più normali, più forti, in determinate situazioni possono andare in crisi”. Tutti adesso si domandano se Eriksen potrà tornare a giocare a calcio e il professor Molon rimarca come la risposta sia attualmente difficile, se non impossibile da dare. Tutto sta nel tipo di problema riscontrato dai medici: se il 29enne ha avuto un’aritmia ventricolare importante, in Italia non avrebbe l’idoneità per giocare. “All’estero è possibile, mentre in Italia no, ha chiosato il medico, che ha ribadito come il defibrillatore abbia salvato la vita al giovane.

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