La scrittrice Erin Doom ha svelato di essere Matilde, senza per ora dire anche il cognome. La sua identità non è più un mistero. “Sono sempre stata timida e introversa, ho scelto uno pseudonimo per vivere tutto questo nel modo più confacente alla mia indole. Sul cosa significhi preferisco per il momento non dare dettagli”, ha raccontato in una intervista al Corriere della Sera.
Domani intanto in libreria arriverà “Stigma”, il primo volume di una saga.
“Fabbricante era una fiaba, filtrata dagli occhi di una ragazza che vede tutto come una magia. Qui, invece, il punto di vista è quello di Mireya, che è più dura. Come il titolo. È ambientato negli Usa. Un amore che nasce dai viaggi che ho fatto fin da bambina con i miei genitori. I libri saranno due o tre, non l’ho ancora capito. Preferisco i romanzi autoconclusivi ma ho sempre saputo che a questa storia sarebbe servito più di un libro. Il seguito si concentrerà più su Andras”, ha concluso.
Erin Doom, svelata l’identità: si chiama Matilde
Erin Doom, scrittrice che ha macinato un record di vendite dopo l’altro, a svelato a Che Tempo Che Fa su Rai Tre il suo vero volto e la sua identità reale. E al Corriere della Sera racconta perché ha scelto di uscire dall’anonimato. Erin Doom si chiama Matilde ed è l’autrice più letta del 2022 con i due libri Fabbricante di lacrime (2021) e Nel modo in cui cade la neve (2022). “Al Salone del Libro a Torino non mi hanno fatto entrare al mio stesso evento. Sono andata in veste di lettrice.” scriveva l’anno scorso su Twitter, quando nessuno conosceva né il suo nome né tantomeno la sua identità.
“Al momento mi viene naturale presentarmi con il mio vero nome, Matilde. Ma sono anche Erin Doom e così continuerò a firmare i miei libri” spiega la scrittrice a Il Corriere della Sera, confessando che “sono sempre stata timida e introversa. Fin dall’inizio, quando ho pubblicato i primi libri a capitoli sulla piattaforma Wattpad e poi con il self publishing, ho scelto uno pseudonimo per vivere tutto questo nel modo più confacente alla mia indole. L’anonimato è stata una scelta consapevole, ma anche un compromesso. Sentivo però che mi mancava la possibilità di incontrare i lettori. Ho vissuto tutto attraverso uno schermo e quasi non me ne rendevo conto. La scelta di svelarmi è stata graduale: ora sono pronta”. Mette però le mani avanti, spiegando di non essere ancora pronta “per ora” a svelare altri particolari della sua identità come il suo cognome. “Per il momento preferisco non dare dettagli. Per ora ripeto quanto ho già rivelato: sono emiliana, ma da poco mi sono trasferita in un’altra regione. Ho meno di trent’anni. Aggiungo che sono nata a maggio. E martedì, il 16, è anche il mio compleanno”. E ha studiato giurisprudenza.
Erin Doom, chi è Matilde: “finalmente potrò guardare negli occhi chi mi legge”
Erin Doom esce dall’anonimato e svela la sua vera identità in televisione, a Che Tempo Che Fa, raccontandosi anche in una lunga intervista concessa al Corriere della Sera. “È un momento che aspettavo da tanto. Lo svelamento significa presenza: finalmente potrò guardare negli occhi chi mi legge. Dire: ci sono. Ma ho anche tanti timori. Del resto ci vuole coraggio ad essere sé stessi”, nonostante il “timore di deludere le aspettative di queste giovanissime”.
La scrittrice ammette di non aver rivelato di essere lei Erin Doom neanche ai suoi genitori: “all’inizio non lo sapeva nessuno. Ho iniziato a dirlo quando Fabbricante di lacrime è uscito per Salani: prima a due migliori amiche, poi a mia mamma, a un’altra amica e a mio papà”. L’anonimato e il mistero sulla sua identità “mi proteggeva. E in alcuni casi è stato molto bello” e ammette che “ora senza mantello non so come sarà”. Erin Doom/Matilde racconta anche di quando “a Torino non sono riuscita neppure a entrare in un evento in cui si parlava di me. La sala era piena e mi hanno mandata via. Giravo con Carrie Leighton, autrice di Better, e un’altra amica scrittrice e le ragazzine le fermavano con gli occhi illuminati. Loro firmavano i libri e io scattavo foto. A un certo punto una ragazza mi ha detto: ‘Scusa tu. Mi tieni la penna?’. Nessuno mi calcolava. È stato incredibile”.