Ernesto Pedrocchi riflette sul cambiamento climatico

Ernesto Pedrocchi è stato uno degli ingegneri che nel 1961 lavorò al fianco di Mario Silvesti per realizzare il primo ed unico reattore nucleare creato in Italia. Il Cirene, così si chiava il reattore, però, non è mai potuto entrare in funzione nel nostro paese per la forte opposizione all’energia nucleare manifestata in quegli anni dalla popolazione. Oggi Pedrocchi è membro dei CDA di Enea e Ansaldo Nucleare, oltre che professore emerito in Energetica al Politecnico di Milano.



In un’intervista per La Verità Ernesto Pedrocchi ha commentato la sempre più attuale “fobia” che si è creata attorno alle emissioni di CO2, accusate unanimamente di essere responsabili del cambiamento climatico. Secondo lui, come ha sostenuto anche in alcune pubblicazioni scientifiche, però, l’emissione antropica (e quindi umana) di CO2, non sarebbe sufficiente per giustificare il cambiamento climatico. “Quello di oggi è un cambiamento climatico molto modesto”, sostiene, basandosi “sui dati verificabili, riportati dalla stessa IPCC”, ovvero il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici (Intergovernmental Panel on Climate Change).



Ernesto Pedrocchi: “La CO2 antropica è solo il 5% del totale”

Insomma, secondo Ernesto Pedrocchi le emissioni di CO2 generate dall’uomo non sarebbero sufficienti a causare scompensi vasti e marcati come quelli a cui assistiamo in questo periodo sul clima. Infatti, spiega che “il clima globale riguarda tutto il pianeta”, ed è caratterizzato da una principale variabile, “la temperatura globale media“, che a sua volta influisce “sulla copertura niveo-glaciale e sul livello del mare”. In merito all’influenza che la produzione antropica di CO2 ha sul clima, bisogna porsi due domande secondo il professore.



“La prima”, spiega Ernesto Pedrocchi, è se “l’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera (..) è dovuto alle emissioni antropiche?”. Secondo lui la risposta sarebbe no, perché basandosi sulle rilevazioni IPCC, l’accumulo di CO2 in atmosfera è iniziato nel 1700, quando la produzione antropica era praticamente nulla. “Dal 1850 le emissioni antropiche hanno iniziato ad aumentare e ora sono circa il 5% del totale“. Il 95% delle emissioni di CO2, dunque, sarebbe di origine puramente naturale, “in massima parte dagli oceani”.

La seconda domanda, invece, secondo Ernesto Pedrocchi è se “l’aumento di concentrazione di CO2 in atmosfera” sia causato “dall’aumento delle temperature?”. La risposta arriva di nuovo da IPCC che attesta che “la crescita della temperatura in funzione alla concentrazione di CO2 è in continua attenuazione”. Infine, sottolinea come si evidenzi anche la concentrazione di CO2 “è praticamente uguale nei due emisferi”, seppur l’equatore rappresenti una barriera “al miscelamento dell’atmosfera”, mentre la produzione antropica di CO2 è concentrata soprattutto nell’emisfero nord.

Pedrocchi: “Dietro alla paura per il clima c’è il progetto del Governo Mondiale”

Per sintetizzare, secondo Ernesto Pedrocchi la questione delle emissioni di CO2 antropiche, viste come “responsabili” dei cambiamenti climatici, non sarebbe attendibile. Così come il progetto di emissioni zero dell’UE e dell’Onu, fissato per il 2050 sarebbe irraggiungibile. Richiederebbe “di mettere in funzione ogni giorno 6.000 pale eoliche e 60 km quadrati di pannelli fotovoltaici”, “obbiettivi faraonici e, di fatto, irrealizzabili”. Peraltro, secondo il fisico, ci sarebbe anche una contraddizione nell’ostracizzare “altri grandi impianti che non emettono CO2: idroelettrico e nucleare”.

“Penso che il principale interesse”, spiega Ernesto Pedrocchi, “dietro allo ‘stato di paura’ da cambiamento climatico sia politico: l’aspirazione di riuscire ad avviare un governo mondiale“. Sostiene anche che parecchi ambientalisti, “si sono pronunciati contro la strategia della decarbonizzazione e a favore dei combustibili fossili e del nucleare”, ma “gli interessi legati alla carbon free economy si sono ingigantiti e non sarà facile fermarli”.