Nel corso dell’ultimo decennio le richieste di risarcimento legate agli errori medici sono diminuite di quasi un terzo. Lo scrive stamane Il Sole 24 Ore, che segnala come nel 2012 fossero 45 in media per ogni struttura sanitaria, contro i 16 del 2022, numero più basso mai toccato. Di contro, però, sono saliti i costi dei sinistri di ben il 30 per cento, toccando nel 2022 la quota di 130mila euro di media per ogni pratica contro i 97mila del 2012. A segnalarlo è l’ultimo reperto MedMal, studio annuale sull’andamento della medical malpractice, realizzato da Marsh. «Il trend di decrescita dei sinistri per singola struttura è un dato sicuramente positivo per il nostro Sistema sanitario, indice di un miglioramento nella loro gestione attraverso l’adozione di misure preventive utili a ridurre i rischi e incrementare la qualità e la sicurezza delle cure erogate», le parole di Marco Araldi, Amministratore delegato di Marsh Italia, riportate da IlSole24Ore.
L’esperto sottolinea l’andamento di «senso opposto» sui costi che «suggerisce un aumento della complessità dei sinistri e, potenzialmente, un loro maggiore peso su bilanci delle aziende sanitarie». Sui costi ha ovviamente inciso l’inflazione, ma anche le nuove tabelle di risarcimento di tribunali di Roma e Milano, nonché l’aumento della valorizzazione del danno non patrimoniale. Ma in ogni caso si è verificato una maggiore attenzione alla gestione del rischio, alla prevenzione degli errori, e a cure più sicure, che ha portato ad una riduzione delle richieste di risarcimento.
ERRORI MEDICI: CALANO I SINISTRI MA AUMENTANO GLI IMPORTI: 5.32 SINISTRI OGNI 100 MEDICI
Per quanto riguarda i singoli professionisti, il report di Marsh il tasso di rischio a livello nazionale è di 5,32 sinistri ogni 100 medici, in lieve aumento rispetto ai precedenti 4,9, con un costo di 6.718 per ogni sinistro, in aumento di circa 200 euro. Per gli infermieri il tasso di sinistro è invece di 2,16 ogni 100 e di 1,11 ogni 1000.
«Oltre alla sfera clinico assistenziale, altri elementi di criticità continuano a mettere alla prova la sicurezza delle aziende sanitarie e dei pazienti, come ad esempio la gestione dei rischi legati al personale e all’organizzazione del lavoro», segnala ancora Araldi che poi conclude: «In questa prospettiva l’implementazione di strategie e modelli di identificazione e mitigazione di tutte le esposizioni, insieme a una più profonda promozione della cultura del rischio, può essere la chiave per rafforzare la solidità di un settore da sempre vitale per il nostro Paese».