Dopo diversi giorni di vero e proprio panico, oggi la situazione ai Campi Flegrei sembra essere leggermente migliore tanto che nelle ultime 72 ore sono state rilevate pochissime scosse di terremoto con le ultime che hanno appena superato il grado 1 di magnitudo: proprio in questo contesto di (forse solo apparente) calma che si è inserito il geologo, divulgatore e ricercatore del prestigioso CNR Mario Tozzi con un’intervista rilasciata al Messaggero in cui ha messo in fila tutti i potenziali rischi che corrono i numerosi residente sulla caldera dei Campi Flegrei; partendo dal sottolineare ancora una volta che si tratta di “vulcano dalle potenzialità altamente distruttive” in grado di sviluppare “eruzioni di una certa classe di potenza”.
Secondo Tozzi, infatti, dev’essere chiaro a tutti che nonostante attualmente il rischio eruttivo dei Campi Flegrei sei veramente basso – e comunque precisa che si tratta di uno dei vulcani “più sorvegliati al mondo” – resta “decisamente” probabile che prima o poi quasi certamente di verificherà: quello che accadrà in quel caso dipenderà molto dal “tipo di eruzione” che si verificherà, ma se da un lato nella migliore delle ipotesi “la situazione potrebbe essere anche peggiore” di quella che distrusse Pompei; dall’altro non bisogna dimenticare che i Campi Flegrei sono stati in grado di plasmare “il paesaggio della pianura campana” e non è difficile ipotizzare che un’eruzione di elevata intensità potrebbe causare “distruzioni anche a livello di tutta la Campania centrale“.
Mario Tozzi: “72 ore per evacuare i Campi Flegrei non sarebbero sufficienti”
Un discorso sui rischi che per Tozzi è fine soprattutto a ribadire ancora una volta che i residenti dovrebbero iniziare a “pensare di andare a vivere altrove” perché oltre ad essere un’area pericolosa è anche innegabile che in passato “si è costruito male” e più recentemente “non si è ristrutturato” nulla; fermo restando che sismi come quello da 4.4 che ci sono stati negli ultimi giorni “non dovrebbero provocare (..) danni”, specialmente in territorio notoriamente sismico.
Al di là di questo – e conscio delle ovvie difficoltà che moltissimi proverebbero nel dover lasciare le loro abitazioni -, secondo Tozzi le 72 ore previste per l’evacuazione dei Campi Flegrei in caso di un aumento repentino del rischio eruttivo non sarebbero “assolutamente” sufficienti a permettere alle persone di mettersi in salvo: il problema – a suo avviso – è che in quei territori si dovrebbe investire su di una “pianificazione continua” che attualmente non sembra esserci e che potrebbe rivelarsi a dir poco fatale.