Mezzo milione di persone vive su un vulcano in Italia: si tratta di quello dei Campi Flegrei, meno noto del Vesuvio ma più pericoloso. Il rischio di un’eruzione non è mai stato così grande, secondo uno studio pubblicato venerdì sulla rivista Nature’s Communications Earth & Environment. Stefano Carlino, coautore dello studio, ad AFP lo ha definito “estremamente pericoloso”. L’area vulcanica dei Campi Flegrei ha visto il vulcano eruttare per l’ultima volta nel 1538 ma secondo gli esperti la situazione non è da prendere alla leggera: si dice che l’eruzione di 30.000 anni fa abbia contribuito all’estinzione dell’uomo di Neanderthal. Come spiega Insider Paper, il vulcano ha la forma di una dolce depressione di 12-14 chilometri di diametro.
Come spiega la ricerca, la ripresa dell’attività del vulcano dei Campi Flegrei nei primi anni ’80 ha portato all’evacuazione di 40.000 abitanti, ma da allora il vulcano è rimasto relativamente tranquillo. “Non stiamo dicendo che ci sarà un’eruzione, stiamo dicendo che le condizioni per un’eruzione sono più favorevoli”, ha spiegato all’AFP Christopher Kilburn dell’University College di Londra. Le decine di migliaia di piccoli terremoti che si sono verificati dagli anni ’50 hanno indebolito la caldera.
La probabilità di eruzione resta “molto bassa”
Il rapporto, pubblicato sulla rivista Nature’s Communications Earth & Environment, ha sottolineato che “parti del vulcano erano state allungate quasi fino al punto di rottura”. La pressione al di sotto del vulcano dei Campi Flegrei è aumentata e ciò significa che l’eruzione potrebbe essere più probabile. “Un’eventuale eruzione potrebbe essere preceduta da segnali relativamente deboli, come un minore tasso di sollevamento del suolo e meno terremoti“, hanno spiegato gli autori dello studio in un comunicato stampa. Nello studio si fa riferimento all’eruzione della caldera di Rabaul in Papua Nuova Guinea, che è stata preceduta da piccoli terremoti.
La probabilità che si verifichi una massiccia eruzione, tuttavia, è “molto bassa”, ha spiegato ancora Carlino. “Ciò che è più probabile sono piccole eruzioni”. Il vulcano è più vicino alla rottura ma ciò non significa necessariamente che avrà luogo un’eruzione, ha affermato Kilburn. Anche se la crosta dovesse rompersi, “il magma deve essere spinto verso l’alto nel punto giusto affinché avvenga l’eruzione“. I ricercatori hanno utilizzato un modello basato sulla fisica di come le rocce si rompono e lo hanno applicato in tempo reale al vulcano, misurando tremori e movimenti del suolo. “Non possiamo dire con certezza cosa accadrà, l’importante è essere preparati ad ogni evenienza”, ha concluso Carlino. Circa 500.000 persone vivono in quella zona.