74mila anni fa il Monte Toba di Sumatra ha effettuato una super eruzione, una delle più grandi della storia, che avrebbe potuto stravolgere il clima mondiale. Come si legge sulla Cnn alcuni scienziati sospettano che l’inverno vulcanico derivante da quella eruzione sia stato un cambiamento climatico così importate da poter spazzare via la maggior parte della popolazione all’epoca presente, visto che vi sono delle prove genetiche che suggeriscono un forte calo della popolazione umana. Ma un recente studio inerente un sito archeologico del nord ovest dell’Etiopia, suggerisce che quell’evento non sia stato così apocalittico come potrebbe sembrare.
La nuova ricerca ha infatti scoperto che gli esseri umani che vivevano nel luogo dell’eruzione, noto come Shinfa Metema 1, si sarebbero adattati alle condizioni aride che furono causate dall’eruzione vulcanica, facilitando poi la migrazione dall’Africa verso altre zone del mondo. Sono stati rinvenuti in particolare dei frammenti microscopici di vetro vulcanico assieme a strumenti di pietra e resti di animali nello stesso strato di sedimenti nel sito suddetto, vicino al fiume Shinfa in Etiopia, che mostrano come gli esseri umani occupavano il sito prima e dopo l’eruzione del vulcano, a più di 4.000 miglia di distanza.
ERUZIONE MONTE TOBA E LA PRESENZA DELL’UOMO
“Questi frammenti hanno un diametro inferiore a quello di un capello umano. Anche se così piccoli, sono abbastanza grandi da analizzare la chimica e gli oligoelementi”, le parole di John Kappelman, professore di antropologia e scienze geologiche all’Università del Texas ad Austin e autore principale dello studio, pubblicato mercoledì. sulla rivista Natura. Mettendo insieme i vari indizi di fossili e manufatti trovati nel sito, oltre all’analisi geologica e molecolare, il team ha iniziato a capire come gli esseri umani che vivevano li siano riusciti a continuare a vivere nonostante il cataclisma vulcanico.
Kappelman e i colleghi hanno analizzato gli isotopi dell’ossigeno e del carbono provenienti da gusci d’uovo di struzzo e denti di mammifero fossilizzati, rivelando che gli animali mangiavano piante che avevano maggiori possibilità di crescere in condizioni più asciutte. “Gli isotopi sono incorporati nei tessuti duri – spiega ancora il ricercatore – quindi, per i mammiferi, guardiamo i loro denti, lo smalto dei loro denti, ma lo troviamo anche nel guscio d’uovo dello struzzo”. Da un’analisi di flora e fauna è emersa un’abbondanza di resti di pesci a seguito dell’eruzione, una scoperta che non sorprende vista la vicinanza del fiume, ma i pesci sono rari in altri siti dello stesso periodo dell’età della pietra.
ERUZIONE MONTE TOBA E I RESTI DI PESCI
“Le persone iniziano ad aumentare la percentuale di pesce nella dieta quando si arriva Toba. Stanno catturando e trasformando quasi quattro volte la quantità di pesce (rispetto a prima dell’eruzione)”, ha detto ancora Kappelman “Pensiamo che la ragione di ciò sia perché se Toba sta effettivamente creando più aridità, ciò significa che sarà una stagione delle piogge più breve, il che significa una stagione secca più lunga”. Secondo il team il clima più secco spiega la maggior dipendenza dai pesci: quando il fiume si riduceva i pesci rimanevano intrappolati in delle pozze d’acqua e i cacciatori potevano catturarli più facilmente.
Si tratta di una ricerca molto importante per comprendere cosa sia successo a Toba dopo l’eruzione, “Un articolo intrigante – specifica Chris Stringer, professore e leader della ricerca sull’evoluzione umana presso il Museo di storia naturale di Londra – sono sicuro che ciascuna di queste proposte alimenterà il dibattito tra gli specialisti rilevanti, ma penso che gli autori abbiano presentato un caso plausibile (anche se non definitivo) per ogni scenario che propongono. Ovviamente questo nuovo lavoro non significa che i corridoi umidi non fossero ancora importanti condotti per la dispersione fuori dall’Africa, ma questo lavoro aggiunge ulteriori possibilità credibili durante le fasi più aride”.