Ci sono voluti numerosi rinvii, ma alla fine il Consiglio comunale di Napoli presieduto da Gaetano Manfredi è riuscito a chiudere il piano di evacuazione che scatterà nel caso il cui il bradisismo si facesse più intenso e pericoloso ed innescasse (malauguratamente) l’eruzione del Vesuvio o dei Campi Flegrei: una circostanza – fanno sapere da via Verdi – che per ora del tutto da escludere dato che non emerge alcun dettaglio da parte degli appositi Osservatori istituiti dall’Ingv; ma reso urgente (oltre che dai già citati rinvii) dal fatto che sia stata la Protezione civile nazionale a diramare le nuove linee guida a tutti i comuni italiani sulla gestione degli eventi calamitosi.



Soffermandoci un attimo sul rischio eruttivo, è importante ricordare che attualmente è in corso una fase di bradisismo abbastanza accentuata nell’area flegrea che ha causato già alcuni tra i più forti terremoti degli ultimi decenni, ma sono decine e decine (per non dire l’unanimità) gli esperti che negano l’esistenza di segnali che lasciano intendere un’imminente eruzione nella caldera; mentre per quanto riguarda il vulcano simbolo del capoluogo campano, le eruzioni solo altrettanto controllate – l’ultima fu nel 1944 e da quel momento risulta quiescente ed ostruito -, seppur imprevedibili nella loro entità.



Rischio eruzione e Napoli: i dettagli sul piano di evacuazione del Comune

Tornando al punto, quanto disposto dal Consiglio comunale napoletano non va interpretato come un aumento del rischio di eruzione del Vesuvio o dei Campi Flegrei, ma solo di un periodico (e necessario) aggiornamento del piano di evacuazione: a dirlo chiaramente è l’assessore Edoardo Cosenza al Mattino che ribadisce come il piano “non riguarda la crisi bradisismica in corso (..), ma piuttosto ad un eventuale rischio vulcanico che al momento non esiste“.

Nel piano – comunque – viene definita una ‘zona rossa‘ (composta dai quartieri di Arenella, Bagnoli, Chiaia, Chiaiano, Fuorigrotta, Montecalvario, Pianura, Posillipo, San Ferdinando, Soccavo e Vomero) che sarà soggetta all’evacuazione nel caso in cui il rischio eruttivo aumentasse: in una prima fase di pre-allarme i circa 286mila residenti potranno allontanarsi autonomamente dalle aree; mentre nella fase di allarme – che scatterà solo a fronte della concreta evidenza di un’eruzione del Vesuvio o dei Campi Flegrei – nell’arco di 72 ore l’allontanamento sarà obbligatorio con l’ausilio di mezzi per il trasferimento assistito dei non autonomi.



Le via di fuga, i punti di raccolta e i gate di uscita: cosa fare in caso di evacuazione per l’eruzione del Vesuvio o dei Campi Flegrei

Similmente, nel piano di evacuazione vengono anche disposti 114 differenti percorsi stabiliti (peraltro in accordo con l’Anm locale che provvederà nei prossimi mesi a tappezzare di indicazioni la cartellonistica stradale) che condurranno i cittadini in allarme verso 17 aree designate e sicure dalle quali verranno smistati: da lì si procederà ordinatamente verso 7 ‘gate’ (tra il Porto, la Tangenziale e le stazioni) che condurranno nelle regioni limitrofe in cui sono già stati presi accordi per l’accoglienza.

L’importanza del nuovo piano di evacuazione sta proprio nella chiara definizione delle aree di raccolta e di quelle di primo soccorso, così come delle vie di fuga e dei punti nevralgici in cui si concentrerà (nel caso di un allerta, in poche ore) l’afflusso delle persone in fuga; mentre per agevolare ulteriormente i napoletani, sempre nell’ipotesi della fase di allerta per l’eruzione del Vesuvio o dei Campi Flegrei, l’Anm metterà disposizione 29 linee di autobus che avranno il compito di trasferire i residenti impossibilitati a muoversi e di recuperare chi risiede in aree complesse difficilmente raggiungibili dai mezzi di soccorsi.