Nelle Filippine l’attività del vulcano Taal, situato a 70 chilometri della capitale Manila, continua a essere tenuta sotto stretto monitoraggio. In pochi giorni si sono registrate centinaia di scosse di terremoto – la prima il 12 gennaio – di cui più di trenta di grado superiore al secondo della scala Richter, che hanno portato all’evacuazione totale delle circa 24 mila persone residenti in un raggio di 18 chilometri. Intanto una nuvola di cenere ha oscurato il cielo, depositandosi sull’isola di Luson, uccidendo animali e piante della zona. “Il vulcano Taal – spiega Pier Paolo Comida, geologo e vulcanologo, attualmente studente di dottorato in Vulcanologia presso l’INRS di Québec, in Canada – è uno dei più attivi e pericolosi delle Filippine, con oltre 30 eruzioni avvenute negli ultimi 500 anni, sei di queste responsabili di diversi decessi, come ad esempio l’eruzione del 1911 che fece 1.334 vittime”.



Perché questo vulcano è così pericoloso?

La sua elevata pericolosità deriva principalmente dal suo stile eruttivo di carattere esplosivo e dalla sua collocazione topografica, nonché dalla densità della popolazione residente nella regione circostante. Essendo collocato all’interno del lago omonimo, il vulcano Taal è caratterizzato da un’elevata e ricorrente attività esplosiva, accentuata dall’interazione tra il magma e l’acqua. La pericolosità del Taal, come di altri vulcani dello stesso tipo, è legata alla generazione di flussi piroclastici e alla ricaduta di cenere, oltre al pericolo di tsunami, fulmini vulcanici e frammenti balistici “sparati” dal cratere durante le fasi esplosive.



La sua pericolosità dipende anche dal fatto che è uno dei vulcani operanti nella cosiddetta “Cintura del fuoco”?

Il fatto che il vulcano si trovi sull’anello di fuoco non è di per sé indice della sua pericolosità. E’ legato piuttosto alla tipologia di vulcanismo prodotto in certe porzioni dell’anello stesso. In questo caso il Taal, così come l’intero arcipelago delle Filippine, rientra nel cosiddetto vulcanismo d’arco insulare, generato dalla subduzione della placca del Pacifico sotto quella delle Filippine. Questo tipo di vulcanismo è caratterizzato da frequente attività esplosiva e dalla costruzione dei classici stratovulcani dalle forme coniche, come il Monte Fuji in Giappone.



I vulcanologi si aspettano una forte esplosione. Quali sono i “segnali” che indicano questo imminente evento?

Stando all’Osservatorio vulcanologico delle Filippine (Philvolcs), lo stato di allerta del vulcano permane al livello massimo (4), con fontane di lava alte anche 800 metri. L’attività esplosiva del Taal, così come di altri vulcani della stessa tipologia, è caratterizzata dall’alternanza di diverse fasi di stile diverso, separate da periodi di riposo compresi tra le poche decine di minuti a diverse ore, se non diversi giorni. Nel corso dell’attuale eruzione, l’attività ha alternato fasi esplosive con colonna sostenuta a fasi relativamente più miti con produzione di fontane di lava.

Questo che cosa può significare?

Una forte esplosione potrebbe verificarsi al passaggio tra una fase e l’altra, associata al cambio di attività alla bocca eruttiva da condotto aperto a chiuso. Diversi, infatti, sono i “segnali” indicativi di una potenziale esplosione, come ad esempio un intensificarsi dell’attività sismica, un aumento dell’attività di degassamento superficiale visibile dall’area craterica, un’inflazione dell’edificio vulcanico eccetera.

Il vulcano Taal ha fatto volare le sue ceneri fino a 14 km di distanza. Che rischi possono derivare da questa attività: aria irrespirabile, polveri nocive, contaminazioni dei campi?

La cospicua ricaduta di ceneri può causare irritazioni e problemi respiratori fino all’asfissia, colpendo in maniera particolare anziani e bambini. Nelle aree circostanti il vulcano, la cenere può essere accompagnata da un odore sulfureo, causato dalla presenza di anidride solforosa e solfuro d’idrogeno, che provoca irritazione delle vie polmonari, svenimenti e asfissia a concentrazioni elevate. Ovviamente lo stesso vale per le altre specie animali, soprattutto quelle con le vie respiratorie in prossimità del suolo, come cani e gatti. La ricaduta di cenere è poi responsabile della distruzione di numerosi raccolti, poiché anche un sottile deposito sull’apparato fogliare delle piante ostacola il processo di fotosintesi, provocando il disseccamento della pianta.

In caso di violenta esplosione che cosa potrebbe succedere a una città densamente popolata come Manila?

La città di Manila si trova a circa 70 km a nord del vulcano Taal e considerando topografia e distanza risulta piuttosto complicato ipotizzare gli effetti di un’eventuale intensa attività esplosiva proveniente dal vulcano. Sicuramente, in condizioni di vento favorevole, la ricaduta di cenere sulla città risulterebbe uno degli scenari più probabili, così come già avvenuto nel corso dell’attuale eruzione e in eventi passati. Azzardare, però, scenari più catastrofici di quello attuale sarebbe al momento pura speculazione, un esercizio che andrebbe sempre evitato.

(Marco Biscella)