Quando apprendo i dati su quanti studenti delle superiori hanno scelto la traccia letteraria della prova di italiano all’esame di Maturità 2024, un affetto mi preme, acerbo e sconsolato. Lo scorso anno, un misero 4% per Quasimodo, un po’ di più per Moravia. Ma come, la nostra celebratissima letteratura, nella patria di Dante, così vituperata e offesa?
Mi pare che accada un po’ come per la “grande Opera italiana”, dichiarata Patrimonio universale dell’umanità e celebrata pochi giorni fa all’Arena di Verona con un solenne galà. Se chiedessimo a un diciottenne medio notizie sulla Traviata o sulla Turandot, cadrebbe dalle nuvole. Fosse per i ragazzi, il patrimonio dell’umanità andrebbe assegnato a Ghali o a Ultimo. Sarebbe sufficiente questo dato a dipingere lo scarto tra generazioni, diventato abissale negli ultimi anni. Mi chiedo, del resto, perché mai un giovane oggi dovrebbe affrontare all’esame di Maturità 2024 un testo di Bassani o di Ungaretti, con il rischio di sentirsi chiedere cos’è un poliptoto o un anticlimax. Non sarà meglio ripiegare su un bel tema sull’intelligenza artificiale “tra rischi ed opportunità”, o abbandonarsi a pensose considerazioni sul riscaldamento globale? Quali sono le responsabilità della scuola in tutto questo? Siamo sicuri che questa disattenzione dei giovani per la nostra tradizione letteraria non abbia delle conseguenze sociali?
Forse ognuno di noi dovrebbe rispondere per sé stesso, ripensando a quale occasione ha destato in lui l’amore per la poesia e per l’arte. Sono convinto che, pur nell’infinita varietà dei casi, all’origine di questo amore vi sia stato un incontro. Ricordo ancora che, nell’ultimo anno di scuola, la professoressa ci parlò di Pirandello. A un gruppo di diciottenni sventati, disse, più o meno: ragazzi, Pirandello scrive che tutti noi indossiamo delle maschere, ma non solo perché gli altri, o la società, ce le cuciono addosso, ma anche perché a noi fa comodo metterle. Folgorato, mi girai verso il mio compagno di banco, esclamando: “Com’è vero questo!”. Sono trascorsi moltissimi anni da quel fatto, ma posso dire che all’origine della mia scelta di dedicarmi alla letteratura e al suo insegnamento vi sia stata la voce di quell’insegnante. Fu chiaro per me che non sarebbe stato possibile una vita senza quella bellezza, senza quella verità. Grazie alla letteratura, sarei potuto scendere negli abissi del cuore umano, come garantiva Flaubert: “Mi sono sempre sforzato di andare al cuore delle cose”. Ne avevo bisogno io ed ero consapevole che dovevo parlarne ai giovani, condividere quella passione, innanzi tutto perché divenisse più chiara per me.
Una delle più affascinanti riflessioni sulla letteratura che mi sia capitato di leggere è quella di Tzvetan Todorov, nel suo fondamentale La letteratura in pericolo: “Quando mi chiedo perché amo la letteratura, mi viene spontaneo rispondere: perché mi aiuta a vivere. Non le chiedo più, come negli anni dell’adolescenza, di risparmiarmi le ferite che potevo subire durante gli incontri con persone reali; piuttosto che rimuovere le esperienze vissute, mi fa scoprire mondi che si pongono in continuità con esse e mi permette di comprenderle meglio. Non credo di essere l’unico a pensarla così. Più densa, più eloquente della vita quotidiana ma non radicalmente diversa, la letteratura amplia il nostro universo, ci stimola a immaginare altri modi di concepirlo e di organizzarlo. Siamo fatti di ciò che ci donano gli altri: in primo luogo i nostri genitori e poi quelli che ci stanno accanto; la letteratura apre all’infinito questa possibilità di interazione con gli altri e ci arricchisce, perciò, infinitamente. Ci procura sensazioni insostituibili, tali per cui il mondo reale diventa più ricco di significato e più bello. Al di là dall’essere un semplice piacere, una distrazione riservata alle persone colte, la letteratura permette a ciascuno di rispondere meglio alla propria vocazione di essere umano”.
E potremmo aggiungere un risvolto pratico: in genere, i temi letterari all’esame di Maturità riescono meglio degli altri. Chi li sceglie appare più motivato, più consapevole, più preparato. La letteratura non solo aiuta a vivere meglio, ma anche a scrivere meglio.
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