Quest’anno i nostri cari studenti liceali che hanno affrontato la prima prova di italiano dell’esame di maturità sono stati messi di fronte ad alcune tematiche davvero fondanti il pensiero e la società, magari ampie, ma di certo non leziose o accademiche.

Il dramma della guerra evocato e reso vivo da Ungaretti; lo sviluppo tecnologico narrato da Pirandello come un processo che strappa l’anima all’uomo; l’equilibrio di forze atomiche come garanzia di pace nel rapporto tra Stati; la forza educativa e civile della bellezza; l’importanza del silenzio e dell’ascolto come condizione della parola e del dialogo; l’accoglienza dell’imperfezione fonte di entusiasmo per la ricerca scientifica e non solo; la necessità di mantenere interiori alcune esperienze per riflettere e cercare sé stessi. Sono “temoni”, si direbbe. I nostri ragazzi possono parlarne con contezza e con precisione? Dipenderà certamente da tanti fattori come esperienza, capacità, studio, ma non solo possono, devono parlarne. Provare a confrontarsi con questi argomenti.



Una persona che si affaccia all’età adulta deve essere stimata in grado di arrivare fino a qui. Forse una traccia di maturità può essere proprio un attestato di stima da attribuire ai nostri studenti perché ci interessa capire cosa e come pensano. Non dovrà il ragazzo di certo farne un trattato, non sarà in grado, tuttavia potrà guardare, stare al cospetto di argomenti così fondamentali e provare ad avanzare alcune considerazioni. L’accoglienza di questo sarà compito di chi poi valuterà la prova di maturità e dovrà mettere in campo proprio l’ascolto descritto nella traccia B.



La scuola e le sue proposte possono bucare la superficialità in cui siamo immersi, il lascito culturale può aprire a riflessioni critiche su ciò che fonda la propria vita e la società. Abbiamo bisogno di arrivare fino a queste grandi domande, fino alle considerazioni sui temi più ampi, perché ci vuole un orizzonte per fare bella una strada; viceversa resta solo la performance nozionistica.

Solo alcune domande dell’analisi testuale richiesta nella prima traccia destano alcune perplessità: per “similitudini” si intenderà anche le metafore su cui il testo di Ungaretti è costruito? Cosa saranno gli “espedienti espressivi” utilizzati da Pirandello?



Unico rammarico? Tutte queste idee e opinioni, vere prove di “maturità”, verranno, come tutti gli anni, chiuse in un pacco con la ceralacca. Da non aprire. E ancora una volta non sapremo mai ciò che pensano i nostri diciottenni. Forse, invece, servirebbe al Paese e al futuro un referendum di tali proporzioni e complessità.

Però camminiamo, confrontiamoci anche noi con l’orizzonte che le tracce della prova di italiano possono aprire, e accettiamo la sfida dei grandi temi.

 

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