È stato diffuso ieri il protocollo riguardante l’esame di maturità, elaborato dal Comitato tecnico-scientifico istituito presso il ministero dell’Istruzione. Presidente, commissari e candidati, tutti con la mascherina e distanziati di almeno 2 metri, senza l’obbligo di guanti monouso. Durante la prova, se viene garantita la distanza, il candidato potrà abbassare la mascherina. Per la commissione i dispositivi di protezione saranno a carico dell’istituto, mentre il candidato dovrà provvedere personalmente. Gli ausiliari avranno il compito di svolgere una pulizia straordinaria delle scuole prima dell’inizio dell’esame e si prescrive che le aule o gli spazi siano facilmente aerabili, mentre a fine sessione viene richiesta la pulizia delle superfici.
Il candidato potrà essere accompagnato solo da una persona e avrà accesso ai locali scolastici un quarto d’ora prima dell’inizio del colloquio e all’entrata saranno messi a disposizione dispenser con soluzione idroalcolica. È fatto obbligo ai membri della commissione, ai candidati e agli accompagnatori di presentare un’autocertificazione che attesti di non avere sintomatologie respiratorie, l’assenza o di febbre superiore a 37,5° e di non essere stati in contatto con persone positive nei precedenti 14 giorni.
Ieri è stata anche la volta delle ordinanze che regolamentano l’esame di Stato del primo e del secondo ciclo, previste esplicitamente dal Dl 22/2020 e finalmente con grande ritardo si giunge a regolare lo svolgimento dell’esame dal punto di vista didattico e procedurale.
Le novità, per quanto riguarda la prova conclusiva del secondo ciclo, sono tante: nuova ricalibratura dei crediti dei 3 anni (60 su 100 punti, invece che 40), abolizione degli scritti, unica prova d’esame in presenza che consiste nel solo colloquio orale. Una soluzione in zona Cesarini che costringerà i consigli di classe a una maratona, in quanto è stato previsto anche un documento (sino all’anno scorso era preparato con calma entro il 15 maggio) che “esplicita i contenuti, i metodi, i mezzi, gli spazi e i tempi del percorso formativo, i criteri, gli strumenti di valutazione adottati e gli obiettivi raggiunti” da redigere in 10 giorni, entro fine mese.
La presentazione è avvenuta in diretta social, secondo uno stile che il capo del dicastero dell’istruzione italiana sembra prediligere. Infatti nelle settimane scorse c’erano state tante anticipazioni con dichiarazioni, risposte a question time, interviste e interventi sui media che avevano causato molta incertezza. Ora il ministro ha fatto il proprio mestiere ed è arrivato al dunque, firmando un atto giuridico e inviandolo agli uffici scolastici regionali e alle scuole.
L’esame di maturità inizierà con la discussione di un elaborato realizzato sulle discipline di indirizzo, proseguirà con la discussione di un testo di italiano già affrontato a scuola ed entrerà nel vivo con la discussione di materiali assegnati dai docenti. Si concluderà con l’esposizione dell’esperienza di alternanza scuola-lavoro e cittadinanza e costituzione.
Tutto bene quel che finisce bene? Non proprio. I ritardi con cui si è mosso il Miur sembra tuttavia aver dimenticato i protagonisti di questa vicenda: gli studenti. Il bene prezioso di quest’Italia che arranca sotto i colpi di una pandemia mai vista prima, sono proprio loro, le studentesse e gli studenti che nonostante tutto credono al loro futuro e sono pronti a sostenere l’esame di Stato. Sono loro i portatori di una speranza che proprio per la loro giovane età, squarcia lo scetticismo e il nichilismo degli adulti. La loro voglia di vivere innata li porta per natura a guardare avanti. Bisognava essere più solleciti e più attenti alle loro esigenze, non ridursi all’ultimo momento, perché le istituzioni, se vogliono essere credibili, devono essere al servizio della gente e quando si tratta delle giovani generazioni servono ascolto e apertura.
Misurandosi con il loro primo e vero esame, questi ragazzi ci mostrano infatti una voglia di vivere straordinaria e un bel desiderio di stare nella realtà, nonostante le tante difficoltà degli ultimi mesi. Dobbiamo loro una buona dose di riconoscenza, dopo quasi tre mesi di domicilio coatto, perché in questa prova d’esame ci mostrano che lo scoramento e il nichilismo, che tutto ammanta e fa credere che nulla valga la pena, non ha mai l’ultima parola.