“Perché sei così distratto?” gli aveva chiesto Luigi quel pomeriggio al centro di aiuto allo studio, notando che mentre lui spiegava la pace di Versailles Mohamed era distratto, aveva il pensiero da un’altra parte.
“No, niente, solo un attimo di distrazione, ci sono, ci sono” aveva risposto il ragazzo un po’ arrancando perché il prof lo aveva colto in fragrante, lui era di fatto distratto.
“Su, Mohamed, ti conosco, oggi proprio non ci sei. Facciamo domani? Rilassati, vai a fare un giro in bici o raggiungi gli amici al parco” e aveva chiuso il libro decisamente, perché non voleva perdere ulteriore tempo, non serviva né a lui né al ragazzo continuare quello stillicidio di informazioni storiche.
Luigi si era alzato, a quel punto Mohamed lo aveva richiamato con un “no, ascolti!”
“Che cosa?” aveva chiesto Luigi fermandosi e guardandolo in faccia, sperando finalmente che tirasse fuori il rospo che aveva dentro.
“Sì sono distratto, è vero!”.
“Lo avevo capito, ma perché? Ti posso aiutare?”. Luigi gli aveva sorriso facendogli cogliere tutto l’affetto che aveva per lui, che si poteva fidare, che poteva confidargli tutto.
“Ha sentito quello che ha deciso il ministro per la maturità?”
“È questo che ti mette in ansia? Sì, l’ho sentito! Temi il secondo scritto, vero? Ma non preoccuparti, tu sei in grado di affrontare ogni ostacolo, non avere nessuna paura, vedrai che anche il secondo scritto lo farai alla grande”, e gli aveva teso la mano per incoraggiarlo.
“Ma non è giusto!” aveva risposto Mohamed e aveva poi rimarcato con un pugno sul banco quel “non è giusto!”
“E perché?” aveva risposto Luigi come se non capisse, in fondo fino a prima del Covid tutti facevano lo scritto di indirizzo dell’esame.
“Perché noi è da due anni che siamo dentro questo tunnel del Covid! Il ministro avrebbe dovuto tenerne conto.”
Luigi avrebbe voluto rispondergli a tono, però si era fermato e aveva chiesto al ragazzo cosa intendesse dire, voleva capire Mohamed e non buttargli addosso le mille ragioni che lui aveva come adulto.
“Mi perdoni, non so se n’è accorto, ma il ministro ha avuto un’unica preoccupazione, quella di ripristinare l’esame di maturità, le sembra giusto? Non avrebbe dovuto pensare a noi, a che cosa possa permettere a noi ragazzi del Covid di raccontare cosa in questi due anni abbiamo imparato, come dentro situazioni di emergenza abbiamo tenuto duro e continuato a imparare? Non avrebbe dovuto prima di pensare all’esame pensare a noi?”
Luigi era rimasto in silenzio davanti al giudizio del ragazzo. Era vero che lui avrebbe affrontato l’esame al meglio, ma quello che stava dicendo era giusto, l’esame di maturità era stato come diceva lui ripristinato, forse più che ripristinarlo si sarebbe dovuto pensare per loro, che hanno vissuto due anni in cui la loro dedizione allo studio era stata messa alla prova, due anni in cui avevano dovuto inventarsi nuovi percorsi per tenere viva la tensione ad imparare.
“Non dice niente?” aveva detto allora Mohamed al professore.
“Hai ragione, il mio silenzio vuol dire che hai ragione. Perdonami, non avevo capito!”
“Sì, io ho paura della seconda prova messa lì così, però quello che vorrei dire è che questo esame di maturità lo sento stretto, ho l’impressione che non sia stato pensato per noi, ma per dimostrare a tutti che la scuola italiana è seria. Ma chi se ne frega di questo? Io vorrei poter andare davanti agli insegnanti della commissione d’esame e poter dire loro che ho mantenuto vivo il desiderio di conoscere e raccontargli come. Questo, solo questo io vorrei!”
Luigi aveva ridetto a Mohamed che aveva ragione, si era immedesimato in lui e aveva dovuto riconoscere che il problema non era che comunque ce l’avrebbe fatta, ma che la maturità era che lui aveva un giudizio, quindi l’esame doveva far emergere questo.
“Dovete dirlo! Fatelo sapere al ministro, chiedetegli di ripensarci!”
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