Il giorno seguente l’annuncio della ministra Lucia Azzolina che gli esami di terza media si sarebbero svolti da remoto, cioè da casa invece che a scuola, un mio alunno mi scrive un whatsapp: “Prof, ma se mentre presento la mia tesina, la telecamera non funziona o l’audio va a scatti o la connessione si interrompe io come faccio?”. Ho risposto come non avrei dovuto: “Chiedilo alla ministra!”. Ho poi aggiunto: “Però hai ragione”.
Ecco, ad un paio di settimane dall’avvio degli esami di licenza media inferiore siamo a questi livelli di superficialità: anzitutto, il “comitato dei saggi” –chiamiamolo così – che affianca (sostituisce?) la responsabile del dicastero all’Istruzione giunge a dichiarare le linee-guida addirittura dopo quelle che riguardano la maturità (che invece si svolgerà dal 17 giugno, vale a dire circa una settimana più tardi rispetto all’esame di terza media); in più, non guarda la realtà così come s’è venuta sviluppandosi in oltre due mesi di lezioni, spesso strazianti, a distanza: connessioni che vanno e vengono, alunni che in certe zone del Paese non hanno neppure uno straccio di computer, difficoltà di comprensione – da una parte e dall’altra della rete – del lavoro che si sta facendo.
“È una modalità di emergenza”, si era detto ad inizio marzo e così docenti, alunni, genitori si sono rassegnati ad adottare il rimedio a patto, però, che non fosse peggiore del male. Vogliamo forse credere che, come giustamente è stato evidenziato qui da Emanuele Contu, mentre tutto il resto del Bel Paese riapre i battenti e la scuola rimane chiusa, anche l’esame alle medie rimane un’emergenza a tutti gli effetti? Mi rifiuto di crederlo. Così come mi rifiuto di credere che il virus voglia accanirsi contro i 13-14enni della media inferiore (per cui la prova verrà effettuata a distanza) mentre lasci stare i loro fratelli di 18 (che la prova effettueranno in presenza).
Di tutto questo ministra e governo al completo pare non abbiamo la minima contezza e chissà se almeno prenderanno in considerazione l’appello sacrosanto lanciato da alcuni intellettuali contro questa scimmiottatura di scuola che ha mandato in soffitta la sua stessa essenza: i rapporti umani. Non solo. Indicando gli strettissimi motivi in base ai quali sarà possibile la bocciatura, l’onorevole Azzolina ha indicato gravi lacune limitatamente al solo primo quadrimestre: e chi nel secondo ha fatto uccel di bosco, ha finto (spudoratamente) di non riuscire a collegarsi, lo ha fatto ma senza mai mostrare un compito, partecipare ad una verifica o addirittura assentandosi giusto in coincidenza (i casi della vita!) dell’interrogazione, magari per entrare tranquillamente a lezione l’ora successiva?
Di tutta questa colossale presa in giro (intendiamoci, molto limitata dal punto di vista quantitativo, almeno dalle mie parti, dal momento che in genere i ragazzi hanno mostrato partecipazione e senso di responsabilità) chi si fa carico? La società, perdinci, che ne pagherà le conseguenze da qui a dieci o vent’anni, quando i “promossi dal Covid” entreranno a pieno titolo (ma usurpato) nella società stessa.
“Promuovere con l’insufficienza, che verrà recuperata” è stata la risposta ministeriale, molto simile al famoso, sciagurato 6 politico di tanti anni fa. Già, perché ha qualche senso promuovere alla classe successiva un alunno con dei 4 o anche dei 5 in serie? Peggio: ammetterlo agli esami per poi inevitabilmente promuoverlo? Tutto in contemporanea con la precisazione che alla maturità bisognerà interrogare su Cittadinanza e costituzione, ovvero su quei principi educativi così palesemente violati.
La ministra s’è voluta tutelare da ricorsi e sentenze dei Tar, questo è palese, e così s’è fatta un baffo degli insegnanti che si vedono presi in giro da allievi (spesso con genitori al seguito) che ormai da settimane hanno “staccato la spina” proprio grazie alle garanzie offerte a piene mani dalla ministra. Quel che accadrà fra pochi giorni agli esami on line e che il mio alunno ha facilmente paventato non è affar suo. Tanto più che, mese più mese meno, dovrà lasciare il posto a qualcun altro.