L’esame per diventare avvocati, le cui prove si sono svolte lo scorso dicembre e che ha visto partecipare oltre 20mila praticanti, è nel caos e potrebbe esserci anche il rischio, come extrema ratio, che la suddetta prova possa essere ripetuta. Una piccola beffa per questo piccolo esercito di aspiranti avvocati, insomma. Ma andiamo con ordine: li scritti a cui si erano sottoposti a fine 2019 infatti non sono stati ancora corretti e il piccolo paradosso è che invece altre categorie professionali quali quelle degli ingegneri, degli architetti e dei commercialisti invece possono passare direttamente alla prova orale. Questo il “casus belli” della protesta dei praticanti che da alcune settimane hanno cominciato ad alzare la voce vista la situazione insostenibile venutasi a creare a seguito della prova scritta dell’esame di abilitazione: a causa dell’emergenza Coronavirus infatti le correzioni sono ferme da alcuni mesi e d’altronde l’ipotesi ventilata da qualcuno che la prova debba essere ripetuta oltre a irritare i 20mila che hanno partecipato all’esame comporterebbe non pochi problemi logistici e sanitari in questo periodo perché andrebbe contro le norme di distanziamento sociale tutt’ora in vigore. Come fare?
ESAME PER AVVOCATO NEL CAOS: “FERME CORREZIONI PROVE SCRITTE 2019, ORA…”
L’irritazione degli avvocati praticanti deriva dal fatto che il Ministero dell’Università e della Ricerca ha stabilito che per le altre professioni sopra menzionate (appunto ingegneri, dottori commercialisti, esperti di contabilità ma pure geometri) sarà bastevole affrontare un’unica prova orale a distanza ovvero con un esame svolto online. Non invece per gli avvocati che dunque lamentano nei loro confronti una disparità di trattamento e vorrebbero almeno conoscere i motivi di questa scelta prima che qualunque decisione in merito venga presa. Secondo quanto sostiene Leonardo Salvemini, membro della Commissione Esami di avvocato di Milano (intervistato dal “Corriere della Sera”), nella sua città la correzione degli scritti è in realtà già ripresa e secondo lui non è possibile equiparare gli esami di avvocato con quelli di altri ordini professionali dato che qui a essere competente è semmai il dicastero della Giustizia e non quello dell’Università, senza contare che l’esame per gli avvocati ha alle spalle già una prova scritta fatta.
“A settembre tutte le commissioni dovrebbero aver terminato le correzioni” ha spiegato Salvemini al “Corriere”. Tuttavia non tutti sono convinti dalla sua spiegazione e le proposte alternative per uscire dall’impasse secondo il ‘Comitato per l’Esame di Avvocato’ sono due: dichiarare idonei tutti i candidati che abbiano avuto una valutazione positiva degli scritti (così che l’iter si concluderebbe a ottobre) oppure, nel caso venisse mantenuta la prova orale, si chiede una legge ad hoc in cui si preveda che il bando 2020 faccia sì che i candidati idonei agli scritti del 2019 accedano direttamente alla prova orale di quest’anno ed evitando lo “scritto cautelativo”.