Aumenta il numero di casi di Escherichia coli (E. coli) portatori del gene blaNDM-5, che fa sì che siano resistenti ai carbapenemi, antibiotici utilizzati per il trattamento di gravi infezioni. I dati sono contenuti in un report dell’European Center for Diseases Control and Prevention (ECDC), che parla di 6 casi isolati nel periodo 2017-2018 in Italia. In altri Paesi la registrazione di dati è durata più a lungo e dunque anche i casi sono di più: 403 in Francia (2019/2022) e 158 in Olanda (2012/2022). In totale sono 874 i casi isolati nella zona. Nell’area europea, la resistenza ai carbapenemi nell’Escherichia coli era molto bassa. Lo studio in questione indica però che i ceppi di E. coli portatori di blaNDM-5 sono già presenti.



Secondo il report, un alto numero di isolati di Escherichia coli portatori di blaNDM-5 è anche resistente anche ad altri antibiotici come aminoglicosidi, fluorochinoloni e trimetoprim-sulfametossazolo. Limitata dunque ulteriormente la possibilità di trattamento. Il rapporto pubblicato dall’ECDC fa riferimento al periodo 2012-2022 con 874 casi presi in esame provenienti da 13 paesi UE/SEE. L’85% dei casi isolati era collegato a Paesi fuori dell’UE/SEE, principalmente in Africa e in Asia. Molti dunque proverrebbero dall’esterno.



Numeri in aumento di batteri resistenti agli antibiotici

Come sottolinea Quotidiano Sanità, gli Escherichia coli portatori di blaNDM-5 si stanno diffondendo rapidamente e su vasta scala geografica. Le infezioni resistenti ai carbapenemi potrebbero aumentare anche nell’Unione Europea entro pochi anni in particolare all’interno e tra le strutture sanitarie. Di conseguenza aumenterebbe anche l’impegno economico nei confronti di Escherichia Coli, con il bisogno di diagnosi precoci e controlli.

Gli Escherichia coli sono batteri del tratto gastrointestinale e fanno parte della normale flora batterica nell’uomo ma possono portare a gravi infezioni. È la causa più frequente di infezioni del flusso sanguigno e delle vie urinarie nell’UE/SEE e può causare anche meningite neonatale. Ogni anno sono più di 35.000 le persone che muoiono per infezioni resistenti agli antimicrobici nell’UE/SEE, secondo l’ECDC. Come ribadito dall’autorità europea, l‘impatto sulla salute della resistenza antimicrobica (AMR) è simile a livello numerico a quello dell’influenza, della tubercolosi e dell’HIV messi insieme.