Esclusa dalla scuola superiore di Polizia per via di un tatuaggio sul dorso del piede fatto quando aveva sedici anni: questa è la vicenda che coinvolge la 32enne Karen Bergami, che ha visto il proprio allontanamento essere confermato dal Consiglio di Stato, dopo avere accolto il ricordo presentato dal Ministero dell’Interno. Una vicenda che ha in sé del clamoroso, dal momento che la ragazza è stata estromessa dal corso a un passo dalla sua conclusione, ovvero dopo avere frequentato 16 dei 18 mesi complessivamente previsti, ponendo un grosso punto di domanda che odora di definitivo rifiuto sulla sua carriera da poliziotta.



A riassumere la vicenda è “Blitz Quotidiano”, che spiega come la donna, nel dicembre del 2018, abbia partecipato al concorso per ottanta posti nella scuola di Polizia, con la commissione medica che, tuttavia, aveva deciso di non giudicarla idonea in seguito alla visione del tatuaggio presente sul piede e, dunque, in una zona che viene lasciata scoperta dall’uniforme. Questo malgrado Karen Bergami avesse avviato la procedura di cancellazione del tatuaggio attraverso la tecnica del laser ormai da un mese.



KAREN BERGAMI, UN TATUAGGIO LE IMPEDIRÀ DI ENTRARE IN POLIZIA? 32ENNE PRONTA ALLA BATTAGLIA LEGALE

Inizialmente, Karen Bergami aveva avuto la meglio di fronte alla giustizia, con il suo ricorso cautelare che fu accolto dal Tar, ottenendo la riammissione al concorso e, successivamente ai corsi. Nel Febbraio 2020 ricevette un altro sì al suo ricorso nel merito, tanto che, nel frattempo, lei aveva prestato giuramento di fedeltà alla Repubblica. Non solo: considerate la sua bellezza ed eleganza, era stata scelta in qualità di rappresentante femminile della Polizia di Stato per posare per un calendario benefico. Insomma, tutto sembrava filare per il verso giusto, perlomeno fino a quando il Viminale non ha deciso di impugnare la decisione del Tar e di rivolgersi al Consiglio di Stato, che prima ha accolto la sospensiva e poi, l’8 giugno, si è pronunciato. Secondo i giudici non ha rilievo il fatto che il tatuaggio sia stato completamente rimosso in un momento successivo all’accertamento concorsuale, punto su cui si era battuta la bolognese, che aveva presentato una perizia medico-legale per documentare come il tatuaggio fosse stato rimosso. La prossima tappa potrebbe essere la Cassazione o, addirittura, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

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