Quello che il mondo del Terzo settore e del privato sociale rappresenta per una città come Bologna è una risorsa incalcolabile. Un anno fa la Fondazione per la Sussidiarietà ha stimato che sono oltre 50mila i cittadini bolognesi impegnati nel sociale, con un ritorno di effetti benefici a cascata in termini di spesa e benessere pubblico che è davvero difficile da quantificare. Il Presidente della Fondazione, Prof. Giorgio Vittadini, ha definito Bologna “la città del volontariato”. L’emergenza alluvione ne è stata la prova, nel giro di pochissimo tempo hanno risposto in 4.000 all’appello che il Comune ha lanciato per aiutare le persone colpite nel comprensorio cittadino, e altrettanti e forse di più sono stati i tantissimi bolognesi che sono partiti con vanghe e stivali alla volta della Romagna per aiutare amici, parenti o sconosciuti nelle città maggiormente colpite.
Di fronte a questa straordinaria mobilitazione, e alle tante realtà impegnate quotidianamente nel sociale, all’enorme risorsa che queste rappresentano per l’intera comunità, emerge una domanda: come può la nostra città, la sua Amministrazione, incentivare e sostenere il lavoro privato sociale?
Seguendo il principio di sostegno reciproco previsto dal nuovo Regolamento collaborazione tra soggetti civici e amministrazione per i beni comuni urbani, un primo naturale passo sarebbe quello di attuare le facoltà che la normativa nazionale riconosce agli enti locali e che, a oggi, non sono state ancora previste e applicate dall’Amministrazione Comunale cittadina.
Prima fra tutte la facoltà prevista dalla legge n. 160/2019 (Legge di bilancio 2020), che prevede la possibilità per i Comuni di introdurre l’esenzione del pagamento Imu sugli immobili dati in comodato gratuito agli enti non profit, utilizzati solo per lo svolgimento con modalità non commerciali delle attività previste nell’articolo 7, comma 1, lettera i) del D. Lgsa 504/1992, vale a dire quelle sanitarie, didattiche, ricreative, sportive, assistenziali, culturali ecc., purché le suddette attività siano comprese negli scopi statutari.
La scelta di tale esenzione può essere fatta dalle amministrazioni comunali semplicemente attraverso l’adozione di una previsione ad hoc nel regolamento che disciplina la nuova Imu, ma a oggi Bologna non si è ancora mossa in tal senso, nonostante siano già molti i comuni in Italia che hanno recepito a livello locale l’opportunità prevista dalla legge nazionale.
Prevedere l’esenzione nel Regolamento comunale è una grande opportunità per favorire la destinazione di molti spazi della nostra città a iniziative di utilità sociale, e rappresenta il motivo principale che mi ha spinto a presentare in Consiglio Comunale un ordine del giorno con il quale invito la Giunta a modificare il Regolamento Imu, affinché l’Amministrazione di Bologna dimostri con i fatti la vicinanza ai cittadini impegnati nel sociale.
Penso che le Istituzioni, anche quelle locali, debbano essere sempre più vicine al mondo del Terzo settore, in un dialogo costante e collaborativo, perché, come ci ha ricordato il nostro cardinale Zuppi prendendo parola dal palco del Meeting di Rimini la scorsa estate, il mondo del volontariato è una grande macchina della solidarietà, capace concretamente di prendersi cura dell’altro, con l’obbiettivo che nessuno rimanga solo o emarginato.
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