Si può combattere la depressione anche in quei soggetti che sono resistenti agli antidepressivi tradizionali? Secondo quanto è emerso dal XXIV Congresso nazionale della Società italiana di Neuropsicofarmacologia, la risposta è sì. La speranza degli psichiatri risiede nell’esketamina, una particolare “molecola ad azione antidepressiva che ha da poco ricevuto l’indicazione terapeutica e la rimborsabilità”, come l’ha descritta lo psichiatra Claudio Mencacci, a presidenza del Congresso.



L’esketamina “risulta efficace in più del 50 per cento delle persone resistenti ai tradizionali antidepressivi”, prosegue Mencacci, che sottolinea anche come “la depressione resistente o non rispondente in modo adeguato ai trattamenti usuali, è una condizione che coinvolge circa il 30 per cento di tutti coloro che soffrono di depressione maggiore”. L’augurio che emerge dal Congresso per chi soffre di depressione  e può ricevere l’esketamina è che “i Dipartimenti di salute mentale siano messi in condizione di erogare questo tipo di trattamento che, quando efficace, produce un elevato miglioramento della qualità di vita di coloro che soffrono di depressione resistente e dei loro familiari”. Un miglioramento che ha ripercussioni positive anche “sui costi diretti ed indiretti sia delle famiglie sia del servizio sanitario. Ma soprattutto, quando è efficace riesce anche a ridurre il rischio di suicidio, sempre presente nelle forme depressive resistenti”. Ma come funziona esattamente l’esketamina?



Esketamina contro la depressione maggiore: “ha effetto antidepressivo grazie a…”

L’esketamina potrebbe aiutare chi soffre di resistenza ai tradizionali antidepressivi. Come ha illustrato Claudio Mencacci nel corso del XXIV Congresso nazionale della Società italiana di Neuropsicofarmacologia, “l’esketamina, recentemente approvata anche in Italia, è un derivato della ketamina” che “agisce sui recettori del NMDA (N-metil-D-aspartato, uno dei recettori del glutammato) e sulla plasticità sinaptica, con un effetto antidepressivo dovuto al coinvolgimento del glutammato, un neurotrasmettitore che ha un’attività di mediazione nel funzionamento del Sistema nervoso centrale”. E può rappresentare un passo importante per chi soffre di depressione maggiore, una forma resistente ai farmaci tradizionali.



In merito alla depressione maggiore e al contributo potenzialmente offerto dall’esketamina, “Il trattamento di questa forma di depressione va sempre personalizzato sulla base della risposta individuale in termini di efficacia e tollerabilità – ha sottolineato Mencacci durante il Congresso – E deve essere declinato in funzione della fase della vita della persona, del sesso e della progressione della patologia” oltre a essere “specifico per le condizioni della persona che è in trattamento”.