La cinematografia ha offerto negli anni una versione molto “romanzata” dell’esorcismo (di cui si parla oggi a Le Iene Inside), puntando spesso sugli aspetti spaventosi, in realtà per la Chiesa cattolica è una preghiera che rientra nella categoria dei sacramentali. Più semplicemente è l’invocazione che viene fatta nel nome di Dio per allontanare il demonio. Fatta eccezione per il battesimo, durante il quale viene praticato dal sacerdote, in generale il compito spetta solo ai vescovi o a un presbitero che ha ricevuto il mandato da uno di essi.
A livello pratico, l’esorcismo una precisa preghiera liturgica che prevede uno specifico rituale, adottato per combattere il potere del demonio. La procedura non può essere avviata senza la verifica di eventuali disturbi naturali per escludere un’eventuale possessione. Infatti, si indaga sulla storia della persona e sulla comparsa dei sintomi della presunta possessione, perché prima di procedere bisogna appunto capire se dietro c’è una malattia. Non a caso è un ministero affidato a quei religiosi che hanno grande equilibrio psichico e spirituale, visto che è molto delicato e complesso.
IL RITO DELL’ESORCISMO, COME SI SVOLGE
L’esorcismo può essere semplice o solenne e maggiore. Il primo rientra in altri riti, come appunto il battesimo, e possono essere proferiti anche dal sacerdote. Invece, quello solenne o maggiore sono quelli previsti per i casi di ossessione o possessione. Quindi, il compito del ministro è di fare una supplica affinché lo Spirito Santo venga in soccorso per scacciare i demoni o il demone. La chiesa non agisce in nome proprio, ma lo fa in quello di Dio o Cristo Signore.
Il rito dell’esorcismo si apre con l’aspersione dell’acqua benedetta per ricordare la purificazione ricevuta nel battesimo, poi prosegue con le litanie per invocare la misericordia di Dio. L’esorcista può procedere recitando uno o più salmi per implorare la protezione e celebrare la vittoria di Cristo sul Maligno, quindi c’è la proclamazione del Vangelo, che testimonia la presenza di Cristo. Quindi, si invoca la forza dello Spirito Santo affinché faccia uscire il diavolo dalla persona posseduta, poi si recita il Simbolo o si rinnovano le promesse del battesimo con la rinuncia a Satana.
Dopo la preghiera del Signore per chiedere la liberazione dal Maligno, l’esorcista mostra la croce e traccia sul fedele il segno della stessa, quindi proferisce la supplica e la formula, in nome di Cristo, per comandare al demonio di lasciare il federe. Non può esserci formula imperativa senza quella invocativa, mentre questa si può usare anche senza quella imperativa. Il rito dell’esorcismo termina con un canto di ringraziamento, l’orazione e la benedizione.
LE ORIGINI DELL’ESORCISMO E LA RIFORMA
L’esorcismo ha origini molto antiche, motivo per il quale è cambiato nel tempo. Nei primi tre secoli d.C. era un mezzo per unire i cristiani e rivendicare la loro fede alla luce delle persecuzioni religiose, quando poi il cristianesimo si è diffuso è diventata una forma di legittimazione. La trasformazione più significativa arrivò nel XII secolo, in concomitanza con l’ascesa delle sette eretiche. Quindi, era un modo per formalizzare la propria dedizione al cristianesimo. Il Rituale Romano istituito nel 1614 conteneva il “De Exorcismis et Supplicationibus Quibusdam“, il rito degli esorcismi: questo documento descrive il rito, che poi è stato oggetto di riforma tramite il Concilio Vaticano Secondo.
L’ultima parte fu rivista e la versione aggiornata fu pubblicata nel 1999. Le strutture e le formule delle due versioni però sono molto simili, nella seconda tuttavia si evidenzia il collegamento tra il battesimo e l’esorcismo, che di fatto continua a rispecchiare i riti antichi. All’epoca, il cardinale prefetto Jorge Arturo Medina Estévez durante la presentazione alla stampa spiegò che l’ultimo capitolo del Rituale Romano, con le indicazioni e il testo liturgico degli esorcismi, è rimasto tale “senza essere revisionato dopo il Concilio Vaticano II“, ma la stesura finale del Rito degli Esorcismi ha richiesto studi, revisioni, aggiornamenti e modifiche, un lavoro decennale che ha prodotto il testo appunto pubblicato nel 1999.