Può riprendere la sperimentazione scientifica sui macachi da parte dell’Università di Torino e di Parma. Il Consiglio di Stato ha infatti respinto il ricorso della Lav, la Lega Anti Vivisezione, che era riuscita ad interrompere gli esperimenti sulle scimmie condotti nel progetto di ricerca Light-Up dei professori Marco Tamietto e Luca Bonini. A ottobre dell’anno scorso, 2020, i giudici amministrativi avevano stoppato il lavoro dei due ricercatori, ma nella serata di ieri era arrivata la sentenza che ha dato di fatto il via libera al progetto. Soddisfatto Tamietto, che come riferisce Repubblica ha commentato: “Già nei prossimi giorni possiamo tornare in laboratorio”. Soddisfatta anche la scienziata e senatrice a vite Elena Cattaneo: “Si chiude oggi una triste pagina giuridica del nostro Paese che si sarebbe potuta concludere sul nascere anni fa. È importante che le ragioni e il rigore delle valutazioni scientifiche proposte dai ricercatori, i professori Marco Tamietto e Luca Bonini, abbiano prevalso sulla propaganda”.



Contrario, ovviamente, il parere della Lav: “Abbiamo combattuto una battaglia per oltre due ann – le parole di Gianluca Felicetti – contro i giganti favorevoli alla sperimentazione animale. Una lotta con cui abbiamo svelato ciò che accadeva in quei laboratori, per questo studio autorizzato all’Università di Torino, finanziato con fondi europei In questa lunga campagna d’informazione e denuncia numerosi esperti scientifici e legali hanno sostenuto la richiesta Lav di fermare la sperimentazione e liberare gli animali”.



ESPERIMENTI SUI MACACHI, VIA LIBERA: “ABBIAMO PERSO 20 MESI DI RICERCA”

Il progetto presso l’università di Torino e di Parma mira in particolare a studiare i pazienti resi ciechi dalle lesioni alla corteccia cerebrale, e richiede la sperimentazione appunto sui macachi. “E’ una vittoria della scienza”, ha proseguito il professore ordinario di Psicobiologia all’Università di Torino, che ha aggiunto: “Dall’inizio di questa vicenda abbiamo perso 20 mesi di ricerca. Non è che dopo questa sentenza siamo pari e patta. C’è un danno pubblico al valore della ricerca, alle vite delle persone e per la cura dei pazienti. Al di là di questo caso bisogna fare un ragionamento su quale spazio si deve dare alle associazioni che si sono opposte”. Successivamente sono usciti allo scoperto anche i due atenei di Torino e Parma che sottolineano: “con preoccupazione e rammarico il considerevole ritardo accumulato (ben 20 mesi) nelle attività progettuali, nonché le false accuse che sono state rivolte contro dottorandi, ricercatori, personale e istituzioni pubbliche a causa della campagna denigratoria che, per alcuni tratti, ha travalicato i limiti del confronto sereno e del reciproco e doveroso rispetto su questioni tecnicamente complesse e con indubbi, delicati, risvolti etici, sfociando anche in minacce, aggressioni e deturpazioni perpetrate su suolo ed edifici pubblici delle città e degli Atenei coinvolti”.

Leggi anche

Lucia Annibali cosa fa oggi?/ Dall'impegno politico con Italia Viva alla difesa dei diritti delle donne