Si aggrava il bilancio delle vittime a seguito delle esplosioni avvenute due giorni fa a Beirut. L’ultimo bollettino racconta infatti di 137 morti e di 5.000 feriti, ma c’è il rischio che i numeri siano solamente parziali. Lo scenario che si è presentato nella zona del porto, dove è avvenuta l’impressionante deflagrazione, è da guerra, e sono diversi ancora i dispersi. Ci sarebbero almeno 300.000 persone rimaste sfollate, il cui appartamento è andato distrutto a causa della furia dell’esplosione. Intanto Emmanuel Macron è volato stamattina a Beirut per incontrare il presidente del Libano e fornire il proprio appoggio, mentre Trump ha fatto un leggero passo indietro, spiegando che “Nessuno sa la causa delle esplosioni di Beirut” (nella giornata di ieri aveva ipotizzato un attentato). E’ uscito allo scoperto anche Roberto Caldarulo, il soldato italiano rimasto lievemente ferito dall’esplosione: “Ricordo un boato fortissimo, indescrivibile – le parole riportate da Rai News – gli eventi si sono susseguiti in maniera molto veloce. Subito dopo l’esplosione, c’è stato un attimo si smarrimento perché l’evento era del tutto imprevisto, però fortunatamente stiamo tutti bene”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
BEIRUT, ESPLOSIONI CHOC LIBANO: ARRESTATI FUNZIONARI PORTO
Sono ormai 135 i morti registrati ufficiali, almeno 200 dispersi e più di 5mila feriti negli ospedali e nelle tende da campo allestite fuori dai quartieri più colpiti dalle esplosioni: Beirut sembra nelle immagini da satellite una location post-atomica, con i paragoni di Hiroshima e Nagasaki che sono tristemente coerenti. Tra le ultimissime novità di indagine sulle cause dell’esplosione detonante, sono stati messi agli arresti domiciliari tutti gli ufficiali dell’autorità portuale di Beirut: sono di fatto i responsabili dello stoccaggio dei materiali nei magazzini e della sicurezza della struttura dove erano tenute le quasi 300 tonnellate di nitrato d’ammonio. La decisione è stata presa durante una riunione d’emergenza del governo e sarà l’esercito a supervisionare i domiciliari date le eccezionali emergere strutturali in cui versa la capitale del Libano. Sempre sull’ipotesi negligenza, ha parlato il capo della dogana Badri Daher: a Lbci Tv ha dichiarato che la sua agenzia aveva ripetutamente chiesto che «il nitrato di ammonio venisse rimosso dal porto ma ciò non è accaduto: lasciamo agli esperti determinarne i motivi». Il governatore di Beirut Marwan Abboud ha spiegato che oltre 300 mila persone sono rimaste senza casa a seguito delle esplosioni «Ho fatto un giro per la città, quasi metà è distrutta o danneggiata». Secondo le primissime stime di danni si calcola in 3miliardi di dollari l’entità della duplice impressionante esplosione nel porto di Beirut. (agg. di Niccolò Magnani)
ACCUSE INCROCIATE TRA ISRAELE E HEZBOLLAH
Il Libano e la sua capitale Beirut escono distrutte dalle due esplosioni avvenute ieri: almeno 200 tra morti e dispersi, più di 4mila feriti e tre ospedali letteralmente spazzati via dalla violenza dell’onda d’urto avvenuta alle 17.30 ieri pomeriggio. L’inferno è solo all’inizio visto che i problemi della crisi economica già preesistenti in Libano ora vedono esplodere l’emergenza vista che le riserve di grano stoccato sono state spazzate via dalla duplice esplosione nel porto di Beirut: «quasi tre tonnellate di ammonio stoccato in maniera molto pericolosa? Certo, è rimasto fermo per 6 anni senza alcun controllo e garanzia», lo spiega Valeria Di Sarli, dell’Istituto Ricerche Combustione CNR intervistata da Rai News24. Potrebbe trattarsi di innesco a causa di esplosione primaria, ma anche di scintille provocate da combustione in atto nel magazzino: «le spiegazioni possono essere molteplici ma le conseguenze sono state devastanti e avvertite ad oltre 200 chilometri di distanza», prosegue la Di Sarli non prima di concludere «la nube è certamente tossica perché contiene tutti i gas liberati da combustione incontrollata come quella avvenuta ieri». A livello politico, sono le accuse incrociate tra Hezbollah e Israele a segnare le prime indagini sulle possibili cause dietro al terribile disastro: secondo quanto ricostruito dall’Adnkronos, le milizie filo iraniane di Hezbollah accusano Tel Aviv di avere sbottato il deposito n.12 del Porto di Beirut, causando di fatto di un attentato, mentre fonti israeliane replicano di non avere nulla a che fare con il disastro e anzi aggiungono che proprio quel deposito sarebbe stato controllato dal movimento terrorista sciita. (agg. di Niccolò Magnani)
DISASTRO LIBANO, MIKA “SONO DISTRUTTO”
Giungono notizie drammatiche da Beirut, dopo le due tremende esplosioni avvenute nella giornata di ieri. Come riferisce l’inviato del Tg di Rai 1, oltre alle centinaia di morti e ai 4.000 di feriti, vi sarebbero svariate migliaia di persone sfollate, il cui appartamento è andato distrutto dopo la tremenda deflagrazione al porto cittadino. E nel frattempo proseguono i commenti sulla tragedia, e fra i tanti è giunto anche quello dell’artista Mika, lui che è originario proprio di Beirut e che il prossimo 18 agosto compirà 37 anni. Il giudice di X Factor (tornerà infatti nelle sue vecchie vesti per l’edizione 2020), ha scritto via Twitter: «Osservo e leggo con preoccupazione, tristezza e orrore gli eventi che si svolgono a Beirut. Quello che è successo, vite ferite o perse per sempre, mi spezza il cuore. Non sappiamo ancora cosa sia successo, ma la sofferenza è lancinante». Mika ha ricordato anche una coincidenza: «Il mio cuore è con Beirut e il Libano. 4 anni fa proprio oggi in cui mi esibivo a Baalbek in Libano. Ho trascorso la mattinata a guardare le foto di quella sera. Concludo la giornata guardando queste terribili immagini di Beirut che mi fanno venire i brividi». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
ESPLOSIONI A BEIRUT, PIÙ DI CENTO MORTI E MIGLIAIA DI FERITI: UN’ECATOMBE
Si aggrava di ora in ora il bilancio dei morti a seguito delle esplosioni che hanno devastato il cuore di Beirut nella giornata di ieri. Stando a quanto riferito poco fa dai colleghi di Repubblica e del Corriere della Sera, citando il il governatore della città, Marwan Abboud, i morti sarebbero più di 100, tenendo conto dell’alto numero di dispersi. Inoltre c’è preoccupazione da parte delle autorità in quanto nell’aria sarebbero state rilasciate delle tossine a seguito della deflagrazione del composto chimico. Solidarietà nei confronti del Libano giunta da ogni dove nelle ultime ore, a cominciare da Israele, di certo non un amico dei libanesi: “Abbiamo grande esperienza su come affrontare queste situazioni – il tweet del portavoce dell’esercito – è il momento di mettere da parte le controversie”. In merito invece alla possibilità che l’esplosione sia stata causata da missili, come paventato da Trump, Hezbollah ha smentito. Così invece ha twittato Giuseppe Conte: “Le terribili immagini che arrivano da Beirut descrivono solo in parte il dolore che sta vivendo il popolo libanese. L’Italia farà tutto quel che le è possibile per sostenerlo”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
ESPLOSIONI A BEIRUT, TRUMP “FORSE UN ATTENTATO”
Un’ecatombe quanto accaduto ieri in quel di Beirut, capitale del Libano. Una serie di esplosioni devastanti si è verificata nel cuore della città, vicino al porto, e il bilancio è gravissimo e purtroppo solo parziale. I morti accertati fino ad ora sono 78, mentre i feriti sono 4.000 (anche un militare italiano, il caporal maggiore Roberto Caldarulo), ma nessuno sa dire con precisione al momento quante sono le vittime. Le immagine che giungono dal Medio Oriente sono da brividi, con un edificio in fiamme che subito dopo esplode provocando una deflagrazione esagerata e un successivo “fungo” che si è stagliato nel cielo per centinaia di metri. Gli operatori che hanno ripreso la situazione da “ground zero”, hanno mostrato vere e proprie scene apocalittiche, con auto distrutte, edifici crollati, e tutto attorno morte e devastazione. Ma cosa è successo realmente? Stando alla versione fornita direttamente da Michel Aoun, il presidente libvanese, sarebbe esploso un deposito nel porto dove si trovavano ben 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio che erano state sequestrate anni fa da una nave.
ESPLOSIONI A BEIRUT: FORSE UN COLLEGAMENTO CON L’OMICIDIO DI HARIRI DEL 2005
L’edificio del quotidiano Orient le Jour è stato sventrato, così come quello del Daily Star, noto quotidiano britannico. Feriti anche nello staff del New York Times, mentre Lorenzo Trombetta, corrispondente dell’Ansa, ha twittato: “Sono vivo. Ma le schegge hanno ferito i miei più cari.Vivi per miracolo.Oggi sono entrato in un inferno mai visto”. Sulla vicenda si è già espresso il presidente americano Donald Trump, che ha paventato la possibilità che si sia trattato di un attentato: “Dirigenti militari Usa pensano a un attacco – le sue parole – a una bomba di qualche tipo”. Fra due giorni il tribunale dell’Onu emetterà il proprio verdetto in merito all’omicidio di Rafiq Hariri del 2005, un assassinio che mise fine all’occupazione della Siria in Libano, e la cui colpa viene addossata proprio alla nazione siriana, scrive Repubblica.it, e al movimento sciita di Hassan Nasrallah, alleato di Bashar al Assad. Possibile che i due eventi siano collegati? Al momento non vi sono prove e piovono smentite, ma nulla è da lasciare al caso.