Nel pomeriggio di oggi il ministro degli Interni Matteo Piantedosi ha espulso l’imam di Bologna Zulfiqar Khan più volte finito al centro delle pagine di cronaca e già soggetto di una richiesta di espulsione presentata dal leader leghista Matteo Salvini già nel corso dell’estate: allo stato attuale il decreto non è ancora effettivo perché nel corso delle 48 ore successive alla firma del ministro dovrà arrivare anche la convalida da parte di un giudice e – da quel momento – passeranno 30 giorni nel corso dei quali Zulfiqar Khan potrà (per mezzo dei suoi legali) impugnare l’espulsione facendo ricorso al Tar.
Soffermandoci – però – sull’espulsione dell’imam di Bologna, Piantedosi fa riferimento ad una certa vicinanza del pakistano (ovviamente regolare in Italia e in possesso del permesso di soggiorno) agli ambienti “ultra radicali” dell’Islam e ad alcuni suoi proseliti; ma anche un rivendicato sostegno ad Hamas e alla sua battaglia contro “gli impuri sionisti”; passando anche per la discriminazione contro le donne e gli omosessuali – definiti in alcuni video circolati sui social “malati da curare” – e per l’incitamento alla delinquenza, come quando invitò i musulmani a non pagare le tasse per evitare di sottrarre denaro alla comunità.
Le posizioni di Khan (insomma) secondo il titolare del dicastero degli Interni avrebbe mostrato i chiari segnali di un “crescente fanatismo” che unitamente alle sua evidenti “posizioni radicali” e la possibilità di attirare al suo cospetto potenziali proseliti – dato che officiava messe e teneva lunghi sermoni più volte rimbalzati sui social – rischiava di diventare un vera e propria minaccia per l’ordine pubblico in grado di fare da ponte d’accesso per potenziali terroristi.
Il legale dell’imam di Bologna: “Non c’è nessun motivo concreto per l’espulsione di Zulfiqar Khan”
Immediata – dopo l’espulsione dell’imam di Bologna – la reazione del leader del Carroccio Matteo Salvini che in un post condiviso sui suoi canali social esulta perché “finalmente l’abbiamo rispedito a casa”; mentre non è mancato neppure il commento del legale del pakistano – Francesco Murru – che ha notato come l’Italia sia tornata “ad uno Stato di polizia” in cui vengono perseguiti anche “i presunti reati d’opinione“.
Dal conto del legale – comunque – è evidente che dietro alle accuse mosse contro Zulfiqar Khan ci sarebbero “motivazioni totalmente generiche e prive di riscontri probatori” che apriranno con estrema facilità la porte al ricorso: “Per fortuna – continua Murru – viviamo in uno Stato di diritto” che rimetterà la palla nelle mani della “magistratura [per] valutare la fondatezza del provvedimento; lanciandosi infine nella suggestione che a motivare l’espulsione dell’imam di Bologna ci sia solo la volontà di Piantedosi di “esaudirsi [le] richieste avanzate dal collega Salvini” a giugno.