Per la filosofa e scrittrice Michela Marzano la frase pronunciata da Antonio Tajani in settimana («la famiglia senza figli non esiste») è un’offesa enorme non solo per tutte le madri proprio nei giorni della Festa della Mamma«La maternità non è ciò che permette alla donna di realizzarsi come ha superficialmente detto Tajani», bensì «è quella vocazione (che si può avere o meno indipendentemente dal fatto di avere o non avere figli) che permette di creare legami, sostenere, proteggere, incoraggiare, accompagnare, riconoscere, suscitare vocazioni».



Lo sostiene Michela Marzano nell’editoriale di oggi su La Repubblica ampliando il concetto di “madre” ad una sorta di universalità che esce «dalle vie anguste della biologia o del diritto e di entrare nel percorso simbolico della creatività e della trasmissione».

COSA SIGNIFICA ESSERE MADRE (PER MICHELA MARZANO)

Insomma, secondo la scrittrice, la maternità c’entra con la procreazione solo in parte: «Oggi è la festa di tutte e tutti coloro che i figli li hanno voluti, ma non sono arrivati, li hanno sognati, ma poi l’esistenza è andata in un altro modo, oppure non hanno nemmeno avuto la voglia o il coraggio di averne, visto che la maternità consapevole – cosa ormai nota, ma ricordarlo non guasta – è ben diversa dal mettere al mondo un figlio o adottarlo». La maternità, l’esser madre a 360 gradi, è secondo la filosofa un prendersi costantemente “cura”: «Con quell’attenzione a tratti maniacale nei confronti dell’alterità altrui; con la voglia di trasmettere non tanto (e non solo) nozioni o valori, ma la passione per la giustizia e la verità; con quel tentativo costante di raccogliere la vita altrui per evitare che scivoli nell’abisso del non senso; con quel desiderio di accendere la luce interiore di chi ci è accanto e lasciare una traccia nel mondo».



Se è vero che l’eredità e la cultura si possono trasmettere in maniera indipendente dai figli, ciò per Michela Marzano può avvenire solo se si è prima di tutto capaci di accogliere, ovvero la vera essenza dell’amore materno: «Un amore che non ripara niente, ma accetta. Non basta mai, ma soccorre. Tanto ognuno di noi si porta dentro una mancanza. Un vuoto che rischia di diventare sconforto e dolore cieco, a meno di non incontrare una persona capace di aiutarci ad attraversare le nostre paure e le nostre incertezze. Una madre, appunto. Indipendentemente dal fatto che abbia o meno figli. Indipendentemente persino dal sesso, dal genere e dall’orientamento sessuale».