La zavorra che, complice la pandemia di Coronavirus, grava sulle non così possenti spalle dell’Italia, rappresenta una problematica di non agevole risoluzione nell’immediato e la Fase 2 prevede tasse e anticipi del 100% delle imposte sul 2020, salvo modifiche – al momento non preventivabili – nel testo definitivo del Decreto Aprile. Una situazione incresciosa e a cui diventa oggettivamente difficile far fronte, come ha rivelato a “Il Giornale” Nicola Spadafora, presidente di Confapi Milano: “Se non cambierà niente, le imprese dovranno versare a luglio, come ogni anno, il saldo delle tasse sul 2019 e l’anticipo del 100% su quelle per l’anno corrente, calcolate sui redditi dell’anno antecedente. Un parametro, quest’ultimo, a di poco sproporzionato, in quanto a causa del Covid-19 il fatturato risulterò essere di gran lunga inferiore, per determinate categorie”. Spadafora ha sottolineato inoltre che vi è attualmente un’unica apertura, che coincide con una circolare dell’Agenzia delle Entrate, secondo cui chi sbaglia e versa fino al 20% in meno del dovuto, non sarà soggetto a sanzioni. Poco, troppo poco per fare fronte all’emergenza in essere.

FASE 2, TASSE E ANTICIPI PER LE IMPRESE: CASSA INTEGRAZIONE A RISCHIO?

Come si evince dal prosieguo dell’articolo pubblicato sul quotidiano “Il Giornale”, la situazione non risulta essere maggiormente rosea per ciò che riguarda la cassa integrazione in deroga: secondo la ricostruzione effettuata della testata, nel corso del confronto avvenuto nella serata di domenica 3 maggio 2020 fra il premier Giuseppe Conte, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e i capi delegazione della maggioranza, mancherebbero ben 7 miliardi di euro per coprire le richieste pervenute. Una falla di proporzioni apocalittiche, che si spiegherebbe con un maldestro (eufemismo) errore di calcolo, che alcune fonti attribuiscono all’Inps, mentre altre al ministro del Lavoro. Al di là di chi sia il responsabile di tutto ciò, la sostanza non cambia e, ad essa, vanno aggiunti anche i meccanismi macchinosi delle Regioni, che stanno rallentando l’intera procedura. Come ammesso dal ministro dello Sviluppo Economico, d’altra parte “siamo già in ritardo, dobbiamo accelerare sulle risposte alle Pmi”. L’auspicio è che i tempi non divengano biblici.