Ora che è arrivata l’estate i nostri adolescenti, liberi dagli impegni scolastici, iniziano a trascorrere molto tempo fuori casa e con gli amici, magari fino a tardi tra feste, locali di ritrovo e discoteche.  Se per loro inizia il divertimento, per i genitori iniziano le preoccupazioni. Sì perché, visti i casi di cronaca, la domanda di un genitore che vede il figlio uscire è se lo vedrà tornare a casa e in quale stato. Tra i tanti pericoli uno dei più allarmanti è l’abuso di alcol. Le ultime ricerche e statistiche infatti (dalla Relazione del ministro della salute al Parlamento sugli interventi realizzati in materia di alcol e problemi alcol correlati all’Indagine sull’alcolismo in Italia dell’Osservatorio permanente Eurispes-Enpam su Salute, Previdenza e Legalità) ci parlano di una situazione allarmante di questo problema.



Gli adolescenti italiani praticano ormai in modo ampio stili di consumo a rischio provenienti dal Nord Europa. Tra questi l’underage drinking e il binge drinking. Per underage drinking si intende la sempre maggiore precocità del consumo di alcol che comincia già a partire dagli 11 anni: una modalità che apre le porte allo sviluppo dell’alcolismo patologico in età adulta. Per binge drinking si intende il consumo occasionale o episodico (in una sola serata alla settimana, a una festa o nelle ore notturne…) di una quantità smodata di alcol allo scopo di ubriacarsi: una modalità di abuso devastante in grado di distruggere in modo irreversibile, e ogni volta, 100.000 neuroni, oltre a mandare in coma etilico con rischio mortale l’individuo.



Su questi rischi però nessuno ha educato i nostri ragazzi, fatto che aumenta le preoccupazioni dei genitori in questo periodo estivo. Una carenza educativa su cui il nostro Paese dovrebbe assumersi maggiori responsabilità, a fronte anche dell’emergenza in materia segnalata da istituzioni come l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).  Nel settembre 2018 la stessa Oms ha proposto ai governi di tutto il mondo la strategia contro l’alcol “SAFER” . Obiettivo: ridurre del 10% l’abuso di alcol entro il 2025 a livello globale. Con questa strategia l’Oms invita da un lato a scelte politiche/istituzionali e dall’altro a comportamenti individuali “più sicuri”, più responsabili, più tutelanti la salute nel consumo di alcol.



Ecco le 5 strategie proposte dall’Oms a tutti i Paesi per contrastare l’abuso di alcol: 1) Rafforzare e più rendere efficaci le restrizioni sulla disponibilità delle bevande alcoliche.  2) Rendere più efficaci le misure riguardanti l’alcol alla guida e fare in modo che vengano maggiormente rispettate. 3) Facilitare, per chi ne ha bisogno, l’accesso agli screening e alle cure medianti opportuni trattamenti (come ad esempio le tecniche di intervento breve). 4) Rafforzare le restrizioni e i divieti nell’ambito degli spot pubblicitari o promozionali e delle sponsorizzazioni che possono contenere messaggi diseducativi sull’alcol. 5) Aumentare i prezzi delle bevande alcoliche tramite la tassazione e le varie politiche dei prezzi. Queste 5 strategie proposte dall’Oms, la cui efficacia è comprovata da ricerche ed esperienze svolte, contengono anche precise raccomandazioni che riguardano la tutela degli adolescenti.

Per quanto riguarda le restrizioni sulla disponibilità delle bevande alcoliche l’obiettivo è quello di prevenire l’accesso precoce e troppo facile all’alcol da parte degli adolescenti. Per ciò che concerne le misure sull’alcol alla guida l’Oms consiglia in generale ampie campagne pubbliche informative per sensibilizzare sul problema, ma anche di svolgere con intensità e continuità queste sensibilizzazioni in situazioni in cui i giovani possono essere più a rischio come la stagione estiva, le festività o i vari momenti e luoghi di aggregazione giovanile (ad esempio i concerti, gli eventi sportivi, le serate in discoteca). Anche la proposta di facilitare l’accesso agli screening e alle cure è rivolta gli adolescenti: l’obiettivo è quello di identificare e curare precocemente i ragazzi che corrono il rischio di cadere nell’abuso di alcol per fattori individuali (altre dipendenze, difficoltà scolastiche, problemi psicologici, forme di bullismo o razzismo subite…) o famigliari (vissuti dolorosi come la separazione dei genitori, assenza paterna, l’essere nati da madre con sindrome fetoalcolica, l’avere un genitore alcolista…) o socioculturali (provenienza da ambienti degradati, vissuti di esclusione sociale…).

Ben ragionata e vicina alla realtà giovanile, ormai iperconnessa e multimediale, è anche l’attenzione dell’Oms nel monitorare i messaggi diseducativi sull’alcol presenti nelle pubblicità: secondo questa istituzione, è tempo di rinforzare questo controllo anche nel mondo digitale da tempo diventato il “nuovo mercato” delle droghe e capace di influenzare, con le sue tecniche invasive di marketing, i comportamenti degli adolescenti. Infine, per quanto riguarda il suggerimento di aumentare i prezzi delle bevande alcoliche, l’Oms sottolinea che questa strategia si è dimostrata la più efficace e meno costosa nel ridurre sia l’avvicinamento precoce all’alcol che la progressione verso consumi più massicci e a rischio da parte dei giovani, che avendo limitata disponibilità di denaro sono molto sensibili all’aspetto “economico” di tale consumo.

Il progetto SAFER dell’Oms sembra ben articolato e molto promettente. Purtroppo però, benché l’Oms si sia rivolta con decisione a tutti i governi, in questo momento non abbiamo ancora notizia di una sua diffusa implementazione in Italia. I nostri adolescenti però ne avrebbero davvero molto bisogno. E anche i genitori, sempre più preoccupati.