Due settimane fa si sarebbe chiusa la stagione invernale 2020-21, ma qualche area sarebbe rimasta aperta ancora fino ai primi giorni di maggio. E invece non c’è stato bisogno di chiudere niente, visto che quella stagione non è proprio nemmeno iniziata. Parliamo, ovviamente, dell’incredibile sorte subìta dalla montagna-neve, e non solo di un’intera industria turistica rimasta bloccata, ma anche della paralisi in cui si sono ritrovati interi territori, con relative popolazioni, già per loro conto svantaggiate in partenza.



Adesso c’è aria di ripartenza, con le regioni in zona gialla e gli esercizi che tentano di rimettersi in moto, nella speranza di recuperare qualcosa nella prossima stagione estiva, anche se per la montagna l’85% dei fatturati si realizza in inverno… “Noi siamo pronti: a metà maggio si ricomincia”. Lo dice Andy Varallo, presidente del Dolomiti Superski, il carosello di 118 impianti di risalita nelle 12 aree vacanza per la stagione estiva delle Dolomiti, una zona di circa tremila chilometri quadrati, “nata” nel 1974 a cavallo tra Trentino, Alto Adige e Veneto, con circa 450 impianti di risalita, da Cortina all’Alta Badia, da San Martino di Castrozza alla Val di Fassa o alla Val Gardena.



Tutto pronto per il restart, presidente?

Quasi. Stiamo ancora aspettando il decreto attuativo per la ripartizione del fondo montagna (i 700 milioni previsti dal Decreto Sostegni, ndr), che comunque in questi giorni dovrebbe essere discusso nella Conferenza delle Regioni e poi ottenere il definitivo via libera. Dopodiche, il 15 maggio riapriranno i nostri impianti (circa una dozzina) nelle zone di più bassa altitudine, quelle che possono attirare gli ospiti già in quel mese.

E gli altri?

Il Supersummer, la stagione estiva vera e propria, partirà il 12 giugno, per concludersi prevedibilmente nei primi giorni di novembre, meteo permettendo. Si tratta di 118 impianti, tutti tranne gli skilift, ovviamente, per un’estate all’insegna dell’attività outdoor, con moltissime alternative per chi ama la natura, gli sport o semplicemente la vita all’aria aperta.



Confidate in flussi turistici intensificati grazie alle vaccinazioni?

Spero nel green pass, spero che la certificazione sanitaria (per chi è guarito dal contagio, o è vaccinato, o ha un recente tampone negativo) possa garantire una vacanza serena. E spero che si arrivi a estendere il pass non solo ai viaggiatori, ma anche agli operatori dell’ospitalità, i nostri collaboratori, sempre in prima linea, a garanzia della loro salute ma anche di quella degli ospiti. Vorrei si arrivasse a ottenere insomma intere zone Covid-free, in grado di restituire una certa normalità alle nostre vacanze e al nostro lavoro.

Però la certificazione vaccinale nasconde anche qualche problema…

Certo, come la necessità di ripetere frequentemente il tampone, ad esempio, con organizzazione e costi non indifferenti. O come la responsabilità dei controlli: a chi deve essere assegnato l’incarico? Alle pubbliche amministrazioni, alle forze dell’ordine, a operatori privati?

Oltre alla certificazione nazionale, pensa che il passaporto vaccinale europeo potrà incentivare il ritorno dei turisti stranieri?

Voglio sperare, e credo sarà così, almeno parzialmente. Anche perché gli stranieri rappresentavano il 50% delle presenze turistiche nei nostri territori: un loro ritorno significherebbe tanto per un’estate che comunque si preannuncia migliore di quella del 2020, forte dell’esperienza passata, dei vaccini, delle procedure acquisite.

Nuovi protocolli di sicurezza?

Proprio ieri la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha presentato le nuove linee guida, che comunque non mi sembra si discostino più di tanto da quanto fatto la scorsa estate, quando avevamo adottato misure risultate estremamente efficaci, come l’obbligo delle mascherine, i gel, il distanziamento, la capienza ridotta negli impianti e altro ancora.

Presidente, siete reduci da impegni onerosi che avete dovuto affrontare anche durante la chiusura invernale. Com’è andata?

Abbiamo sopportato grandi sforzi per garantire lo svolgimento, anche senza pubblico, delle gare di Coppa del mondo di sci alpino in Val Gardena e in Alta Badia, a metà dicembre. Anche gli appuntamenti di Coppa del mondo di sci femminile a Plan de Corones, e le gare a San Pellegrino, e quelle di snowboard tra Carezza e Cortina sono stati rispettate. E si sono potuti svolgere anche i Campionati del Mondo di sci alpino di metà febbraio 2021 a Cortina. Questi sforzi andavano fatti, per poter garantire lo svolgimento di eventi sportivi internazionali, che da decenni contribuiscono al successo turistico del nostro territorio: siamo fieri di aver potuto contribuire in maniera decisiva anche in questo anno di profonda crisi.

Tutti sforzi senza il coronamento del pubblico e dei fatturati…

Sì, ma devo anche dire che a gennaio e febbraio tutti noi confidavamo ancora in una possibile riapertura, che alla fine non è arrivata. In ogni caso, facendo un bilancio, siamo felici di aver tenuto ancora alta l’immagine delle Dolomiti, un brand che, almeno televisivamente, ha potuto contare sulle gare mondiali.

(Alberto Beggiolini)

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