Mentre il paese è concentrato su pignoramenti delle case e cifre della disoccupazione, molti giovani sono di fronte a una crisi finanziaria proprio quando stanno iniziando la loro carriera lavorativa e mettendo su una propria famiglia. Chi ha frequentato o si è diplomato in un college è ora carico di debiti: circa due terzi degli studenti hanno preso in prestito il denaro necessario per pagare gli studi e, nel 2003/04, il debito medio era attorno ai 20.000 dollari, cifra che si è raddoppiata negli ultimi dieci anni. Alcuni studenti, in corsi particolari, sono arrivati anche a più di 100.000 dollari di prestiti di studio. Come riportato dal New York Times, Lucia DiPoy, la prima laureata in una famiglia di immigrati, ha accumulato 85.000 dollari di debito, da ripagare con rate mensili di 900 dollari, e ha così dovuto rinunciare al suo progetto di lavorare come volontaria nei campi profughi.



Un tempo le università statali offrivano ai residenti un’educazione a costi sostenibili, ma le rette sono aumentate del 35% negli ultimi anni, a causa dei tagli di budget. Le borse di studio non hanno coperto gli incrementi di costo e, in alcuni casi, sono diminuite, così come si sono fermati i prestiti federali.

Sono così entrate nel gioco le finanziarie private, dando luogo a quello che è stato definito da Andrew Cuomo, il Procuratore Generale di New York, un “West selvaggio”. L’anno scorso è scoppiato uno scandalo per i legami tra finanziarie private e funzionari addetti ai prestiti allo studio, che avevano partecipazioni in queste società o ne ricevevano regali. Il Congresso ha approvato recentemente regole per rendere più trasparenti questo tipo di prestiti, tuttavia senza imporre limiti alle rate dei pagamenti.



Barman Nassirian, un direttore dell’AACRAO (associazione no profit che raccoglie più di diecimila funzionari e professionisti coinvolti nelle procedure di ammissione degli studenti) ha dichiarato: «Quando uno studente firma i documenti per questi prestiti, firma un contratto vincolante: stiamo indebitando questi ragazzi per tutta la vita».

Contrariamente a una più ottimistica valutazione di meno di un 5% di morosità, riferita ai primi due anni dopo la laurea, effettuata dal ministero dell’Educazione, uno studio condotto nel 2006 dal National Center for Education Statistics ha rilevato una percentuale del 10% su un periodo di dieci anni. Tra i casi di mancato rispetto dei pagamenti, sono rappresentati più che proporzionalmente gli appartenenti a minoranze e il rischio di morosità sale al 20% per gli studenti con debiti superiori ai 15.000 dollari. Per i prestiti federali è più facile ottenere rinvii, mentre in generale questo è impossibile per i prestiti da società private.



Se una legge del 2005 protegge le società prestatrici dalla bancarotta, dall’altra parte per gli inadempienti interessi e commissioni aumentano in modo drammatico il debito. Il fondatore di StudentLoanJustice.Org ( un sito web che si propone di aiutare gli studenti con azioni sul Congresso), Alan Collinge, iniziò con un prestito di studio federale di 38000 dollari lievitato a 100000 dollari nei tre anni successivi al mancato pagamento.

I candidati presidenziali stanno confrontandosi sulla necessità di fondi per i prestiti allo studio: Barack Obama ha proposto un credito fiscale generale di 4000 dollari, che coprirebbe circa i due terzi delle tasse delle università pubbliche, mentre John McCain preferirebbe estendere l’attuale programma di borse e prestiti federali.