Il professor Robert George è docente di Diritto Civile e Filosofia del Diritto all’Università di Princeton nel New Jersey. È inoltre membro del consiglio di bioetica e di diritti civili per il presidente degli Stati Uniti. Da qualche tempo denuncia il programma di Barack Obama come mirato a promuovere un eccessivo permissivismo nei confronti della legislazione sull’aborto



 

Lei reputa che sia moralmente accettabile per un cattolico votare per un candidato pro-choice, cioè a favore di una libera scelta della donna in materia di aborto?

 

Detto chiaro e tondo, le ingiustizie più gravi e più diffuse nella società americana di oggi hanno a che fare con l’uccisione legalmente autorizzata di esseri umani, attraverso l’aborto e la ricerca che prevede la distruzione di embrioni. È dovere morale di ogni cittadino, cattolico o non, di votare tenendo in mente questo fatto. E per questo l’elettore deve valutare l’operato passato e le proposte politiche dei candidati, quando si tratta delle questioni cruciali della vita e della morte, ricordando che ciò che è in gioco, oltre a molte vite umane, è la fedeltà della nostra nazione al principio che ogni essere umano possiede una dignità profonda, intrinseca ed eguale, e ha diritto, come questione di giustizia fondamentale, a eguale protezione da parte delle leggi.



 

Cosa pensa che i cattolici dovrebbero fare in queste elezioni, dato che Obama si è dichiarato in favore della libertà di scelta e che anche John McCain ha ammesso, nell’ultimo dibattito, di sostenere la ricerca sulle cellule staminali embrionali?

 

A me sembra che decidere tra McCain e Obama non sia difficile. McCain ha dalla sua una decisa posizione pro-life, macchiata solo della sua infelice disponibilità a sostenere il finanziamento della ricerca su embrioni creati con la fertilizzazione in vitro per fini riproduttivi, ma mantenuti ora in stato di crioconservazione in strutture per l’assistenza alla riproduzione, perché i loro genitori non intendono procedere al loro impianto. Il ragionamento di McCain, con il quale non sono d’accordo, è che la sua posizione è giustificata dal fatto che questi embrioni sono destinati ad essere scartati dai loro genitori e quindi a morire. Su ogni altra questione rilevante che abbia a che fare con una possibile legislazione per proteggere il nascituro, McCain è fermamente dalla parte della vita.



 

In cosa la posizione di McCain si distingue da quella di Obama?

 

Come McCain, Obama appoggia il finanziamento alla ricerca con embrioni crioconservati di cui i genitori intendano disfarsi. Ma Obama non si fermerebbe qui. Ha co-sponsorizzato una legge, alla quale McCain si è duramente opposto, che autorizzerebbe la produzione industriale su larga scala di embrioni umani per l’uso nella ricerca biomedica, nella quale verrebbero uccisi.

Nei fatti, la legge che Obama ha co-sponsorizzato richiederebbe effettivamente l’uccisione di esseri umani nella fase embrionale prodotti per clonazione e renderebbe per una donna un crimine federale salvare un embrione permettendo di farsi impiantare in grembo il minuscolo essere umano in via di sviluppo, così da poter portare a termine la gravidanza. Questa legge “clona e ammazza”, se attuata, porterebbe in America qualcosa che fino a ora è esistito solo in Cina: l’equivalente dell’aborto obbligatorio per legge. In uno sfacciato tentativo di imbrogliare le carte, Obama e i suoi co-sponsor hanno subdolamente chiamato questa una legge anti-clonazione. Ma non è niente del genere. Ciò che vieta non è la clonazione, ma la possibilità di vita per bambini nella fase embrionale prodotti attraverso la clonazione.

 

Dunque Obama appare molto “pericoloso”…

 

Quello che ho già detto non trasmette pienamente la portata del radicalismo di Obama per quanto riguarda clonazione e ricerca distruttiva di embrioni. Persone rispettabili, pur con opinioni diverse, coltivano la sempre più realistica speranza che le questioni morali attorno alla ricerca sulle cellule staminali embrionali possano essere risolte sviluppando metodi per ottenerne un esatto equivalente senza usare o produrre embrioni. Ma quando nel Senato degli Stati Uniti è stato presentato un disegno di legge per destinare una modesta quantità di denaro alla ricerca per sviluppare questi metodi, Barack Obama è stato uno dei pochi senatori ad opporsi. Da qualsiasi punto di vista razionale, questo è un comportamento scriteriato. Perché non si dovrebbe desiderare di trovare, un metodo per produrre le cellule pluripotenti richieste dagli scienziati, un metodo che tutti gli americani potrebbe essere appoggiato con entusiasmo da tutti gli americani? Perché creare e uccidere embrioni umani, quando ci sono alternative che non richiedono di prendere vite umane nascenti? È come se Obama si opponesse alla ricerca sulle cellule staminali, a meno che essa non comporti l’uccisione di embrioni umani.

 

Cosa pensa della posizione cosiddetta “pro-choice”?

 

Come ho detto altrove, Barack Obama è il candidato più estremamente pro-aborto che abbia mai cercato di ottenere la presidenza. Non solo è a favore dell’aborto legale, incluso l’aborto a nascita parziale, ma promette anche di revocare leggi americane attualmente in vigore che tutelano i cittadini pro-life dall’essere forzati a finanziare l’aborto attraverso la tassazione.

Come membro del Senato dell’Illinois, si è opposto a leggi per proteggere la vita dei bambini nati vivi dopo un aborto fallito, per poi essere sorpreso a mentire sui motivi della sua opposizione a questa legge. La stessa legge è passata all’unanimità nel Senato degli Stati Uniti, dove è stata sostenuta anche dai più ferventi sostenitori dell’aborto legale. Loro hanno posto il confine prima dell’infanticidio; Obama si è rifiutato di mettere questo confine. Inoltre, Obama si oppone a leggi che richiedano il consenso dei genitori, o almeno la notifica, quando gli aborti vengono eseguiti su ragazze minorenni. Come il professor Michael New ha dimostrato, queste leggi salvano molte vite. È scioccante che sia anche a favore del taglio di ogni sostegno governativo a centri pro-life di sostegno della gravidanza, che offrono a donne incinte reali alternative all’aborto. Questo non è essere pro-choice, è essere pro-aborto.

 

Prima di poter eliminare la legge sull’aborto, c’è chi ritiene necessario creare una cultura in cui la gente comprenda perché la legge è ingiusta. Prima ancora che sul piano politico, dovremmo quindi confrontarci con questa ideologia a livello culturale. Qual è la sua opinione?

 

Io non approvo tali scuse per evitare di provvedere protezione legale ai bambini non ancora nati. Una maggioranza di americani già si oppone a gran parte degli aborti effettuati (per esempio, agli aborti per motivi sociali). Molto potrebbe essere fatto sin d’ora per rispettare i diritti umani di base di chi non è ancora nato, senza la necessità di aspettare cambiamenti dell’opinione pubblica o miglioramenti culturali in genere.

In verità, una cosa che sta avvelenando la cultura è l’insegnamento implicito di un sistema legale che tratta l’uccisione del feto come una questione di scelta. È vero che la cultura dà forma alla legge. Ma è ugualmente vero che la legge dà forma alla cultura. Quando la legge invia il messaggio che l’aborto è uno strumento legittimo per risolvere un problema, non è sorprendente che l’accettazione dell’aborto aumenti e se ne verifichi un maggior numero di casi. Ciò che in questo momento negli Stati Uniti sta bloccando una significativa protezione legale dei non ancora nati, non è l’opinione pubblica, ma il potente gruppo abortista e quei politici, come Barack Obama, che si sono dedicati a proteggerne le prerogative e a portarne avanti gli interessi.

 

In Italia, lo scorso anno il governo di centrosinistra ha discusso alcuni documenti sul testamento biologico, senza mai raggiungere alcun accordo in proposito. Anche il nuovo Governo ha parlato di una legge sul testamento biologico, mentre Monsignor Betori, membro della Conferenza episcopale italiana ha detto che è preferibile una legge sul fine vita. Qual è la sua opinione su questa controversa discussione?

 

L’esperienza delle giurisdizioni americane sul fenomeno dei testamenti biologici è che questi strumenti sono impossibili da progettare in modo da contemplare l’ampio spettro di situazioni che frequentemente famiglie e medici si trovano ad affrontare, quando un paziente si sta avvicinando alla fine della vita. Cosi, spesso accade che siano lasciati da parte quando le famiglie e i medici devono prendere decisioni sull’assistenza ai malati terminali. Certamente, un preciso principio di legge deve essere che i medici non rendano mai oggetto delle loro azioni la morte del paziente. Né che possano collaborare al suicidio di un paziente. Allo stesso tempo, trattamenti sproporzionati ed eccessivamente gravosi per il paziente possono essere legittimamente non imposti, anche quando ciò potrebbe prolungare per un po’ di tempo la sua vita.

 

C’è un principio guida a cui potersi ispirare?

 

Il principio centrale che dovrebbe guidarci è che gli esseri umani non dovrebbero mai essere trattati come lebensunwertes Leben (vita non degna di essere vissuta). Ciascuna vita, anche la vita di una persona gravemente ammalata, possiede profondo valore e dignità. La morte può, in alcune circostanze, essere accettata come prevedibile effetto collaterale di un atto (o della decisione di astenersi dall’agire), il cui obiettivo è però qualcosa di diverso dalla morte stessa, ma la morte non può mai legittimamente essere l’obiettivo ultimo, e nemmeno immediato, dell’azione di un individuo.

 

È possibile, corretto ed utile usare uno statuto, l’affermazione di norme generali e astratte, per regolare situazioni molto specifiche ed eccezionali, come i casi coperti dalla legge sul testamento biologico?

 

La legge dovrebbe impedire l’omicidio, includendo l’eutanasia e il suicidio assistito. Per quanto riguarda l’interruzione di trattamenti eccessivamente gravosi, questa è una decisione che deve essere fatta dai medici, dai pazienti e dalle loro famiglie, all’interno di una struttura generale di norme legali che proteggano le vite umane.