Non c’è pace per la CSU. Quattro settimane dopo il disastroso terremoto elettorale che ne ha innescato la crisi, la costola bavarese della CDU stenta infatti a ritrovare il piglio e la compattezza necessari per poter affrontare con serenità gli appuntamenti con le urne del 2009. Ad aver complicato notevolmente il quadro, già abbastanza fosco per via della lacerante lotta di successione intestina, ci si è messa nei giorni scorsi anche la crisi finanziaria. L’istituto di credito semi-pubblico Bayern LB, tradizionalmente utilizzato dai politici bavaresi come cabina di regia per la gestione del potere, si è infatti scoperto letteralmente sommerso dai debiti, tutti contratti a seguito di improvvide operazioni finanziarie realizzate sul mercato statunitense, ultima delle quali quella che ha portato all’acquisizione di azioni della “defunta” Lehman Brothers. Ad averle avallate e ad aver poi taciuto sui buchi di bilancio, sarebbero stati proprio i politici cristianosociali che sedevano nel consiglio di amministrazione, gli stessi- ironia della sorte- che hanno condannato la CSU alla storica catastrofe, vale a dire l’ex capo del partito Erwin Huber e l’ex presidente del Land Günther Beckstein. Entrambi sarebbero insomma stati adeguatamente informati sulle perdite di volta in volta maturate dalla società, ma avrebbero intenzionalmente deciso di non darne notizia al Parlamento e all’opinione pubblica. Traballante da ormai più di un anno, Bayern Lb ha chiesto ora di poter usufruire del capitale fresco proveniente dal fondo di garanzia istituito dal governo di Große Koalition. Stando alle indiscrezioni pubblicate dal settimanale Der Spiegel, Berlino non sarebbe tuttavia disposta a concedere i 4,8 miliardi richiesti, dal momento che già sei mesi fa il governo della regione bavarese si era accollato un onere simile, mettendo a disposizione della banca mezzi propri e delle due casse di risparmio azioniste del gruppo. Solo venerdì scorso Huber, il quale, oltre ad essere vicepresidente del consiglio di amministrazione dell’istituto, era anche Ministro delle Finanze del Land, ha rassegnato le dimissioni dal proprio ufficio governativo, assumendosi a malincuore ogni responsabilità per il dissesto. Ma le pressioni di tutto il partito e in particolare del neo-capo Horst Seehofer affinché anche la testa del presidente di Bayern Lb, Michael Kemmer, cadesse, sono andate ampiamente frustrate dall’opposizione delle casse di risparmio e- immagine rara di questi tempi- dei dipendenti, tutti stretti attorno alla propria dirigenza. Alla fine di una settimana dai toni convulsi, che certo non hanno attirato ai nuovi vertici della CSU le simpatie dei bavaresi, i cristianosociali hanno finalmente voltato pagina. Non prima però che, nel corso del congresso straordinario del partito che ha incoronato Seehofer con più del 90% dei suffragi, l’ex padre della patria Edmund Stoiber venisse inspiegabilmente subissato dai fischi dei delegati, mentre il duo Huber-Beckstein fosse accolto da una lunga standing ovation. Stramberie bavaresi a parte, l’abbrivio ufficiale al nuovo corso è stato impresso soltanto lunedì, quando Seehofer è asceso al soglio di Ministerpräsident. Appena un anno fa lo si sarebbe detto impossibile: poco amato ai piani alti del partito per le sue malcelate tendenze liberal, Seehofer era stato pizzicato dal tabloid popolare Bild mentre cornificava platealmentela moglie. In un partito da sempre noto come severo custode dell’ortodossia cristiana, la carriera di Seehofer sembrava dunque irrimediabilmente compromessa. Al contrario, oggi è da più parti acclamato come il Messia, l’unico, a detta di molti, capace di poter restituire un profilo chiaro ad un partito ormai privo di slancio. Il banco di prova sarà il salvataggio di Bayern Lb e la tenuta dei conti pubblici. Ma se riuscirà o meno nell’impresa, dipenderà anche dalla gestione del delicato rapporto con i liberali dell’FDP, i quali, forti di un corposo 8%, guideranno nel nuovo Gabinetto due dicasteri strategici (economia e scienza) per le sorti della Baviera.



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